
La stagione estiva 2016 è stata pronosticata come “nella norma” per quanto riguarda il rischio di uragani negli Stati Uniti, continuando di fatto sullo stesso trend degli scorsi 10 anni, che sono stati privi di eventi di categoria 3 o superiore. Quest’anno però si sono già verificate due ondate di maltempo “anomale” prima dell’inizio ufficiale della stagione - che coincide tradizionalmente con il 1 giugno - ovvero “Alex” a gennaio e “Bonnie” a fine maggio.
Data l’attività straordinaria nei primi mesi del 2016 e le aspettative di un’annata comunque più turbolenta delle più recenti, è dunque legittimo chiedersi se il settore insurance sarebbe in grado di far fronte a eventi catastrofici imprevisti. Esiste infatti il rischio che dopo una decade senza uragani particolarmente distruttivi e tre anni senza un ciclone tropicale significativamente violento (l’ultimo è stato Sandy nel 2012) l’industria si sia eccessivamente adagiata.
Robert Hartwig, presidente dell’Insurance Information Institute, dal canto suo tranquillizza che le compagnie sono preparate sia da un punto di vista logistico che finanziario per gestire ogni evenienza, e assicura che i clienti non devono temere un atteggiamento troppo “ottimista e rilassato” da parte del loro assicuratore. Anche la vice presidente di A.M. Best Jennifer Marshall si è espressa in termini molto simili, sostenendo che le compagnie che operano nel settore Property And Casualty hanno registrato negli ultimi anni un ricorso sempre maggiore al mercato riassicurativo e a forme alternative di capitale, che hanno permesso loro di ottenere un livello di copertura e di sicurezza molto superiori rispetto al passato.
Andamento del mercato
Nei fatti però il mercato ha assistito negli ultimi anni a un crollo dei tassi, che hanno gradualmente eroso i guadagni raccolti con i premi. Il livello è passato da una media settoriale del 7% nel 2013 al 5,4% nel 2014 e infine al 4% nel 2015. Questo trend desta un certo grado di preoccupazione, ma il mercato si trova ancora in una situazione relativamente sicura, ben lontano dal divenire eccessivamente soft.
Per contro però molte imprese negli ultimi anni stanno operando con loss ratio all’85% o al 90%, dato piuttosto allarmante dal momento che questi ultimi tempi sono stati caratterizzati da eventi di portata molto modesta insufficienti a giustificare un tale comportamento.
Il parere degli esperti
Nonostante questi dati però anche Luis Gritzo, vice presidente e research manager di FM Global, ha espresso un parere positivo sullo stato di salute del settore garantendo che gli assicuratori godono di una buona copertura di capitali e sono quindi in grado di sostenere eventuali uragani di grande portata, nel caso dovessero verificarsi. Anche Hartwig ha spiegato che nel corso degli ultimi 10 anni le compagnie hanno maturato una sempre maggiore capacità di previsione e diversificazione dei rischi. Ciò in gran parte grazie alla crescita del mercato riassicurativo, ma anche dell’aumento dell’offerta di soluzioni disponibili sul mercato dei capitali. In particolare le aziende che storicamente operano negli stati colpiti dagli uragani hanno iniziato a ridurre gli investimenti nelle regioni costiere, spostando le loro aree di interesse verso altre zone del paese. Questo permette di diversificare i portafogli e di attutire meglio il colpo di eventuali disastri metereologici.