
Nel corso dell’evento “Wealth Management dalla prospettiva del cliente”, EY ha presentato il suo Global Wealth Research Report 2025, una radiografia delle aspettative e delle inquietudini degli investitori italiani.
Il quadro che ne emerge è quello di una clientela sofisticata, ma ancora in cerca di certezze. Le tensioni geopolitiche e le guerre commerciali restano il primo pensiero per il 55% degli investitori, che però non rinunciano alla fiducia nei confronti dei propri advisor: l’83% non ha dubbi sulla correttezza delle commissioni applicate, anche se il tema dei costi nascosti continua a far storcere il naso a uno su due. Eppure, solo il 40% si sente davvero pronto a raggiungere i propri obiettivi finanziari, mentre il 36% si dichiara “abbastanza preparato”.
Un dato che spiega perché il 53% degli intervistati abbia intensificato gli incontri con il proprio consulente, cercando risposte e strategie per proteggere e conservare il patrimonio, una priorità per l’89% dei clienti.
La performance degli investimenti è il faro che guida le scelte: il 75% degli italiani la considera il criterio principale nella selezione del wealth manager, e non a caso cresce la diversificazione dei fornitori, con una media di oltre due advisor per cliente.
Il tasso di soddisfazione per l’accesso ai prodotti e servizi tocca l’87%, mentre l’apprezzamento per i risultati degli investimenti si attesta all’85%. Ma se la fiducia è alta, la fame di trasparenza e innovazione lo è ancora di più. Il 53% degli investitori vorrebbe saperne di più sugli strumenti alternativi, ma solo il 10% è stato coinvolto attivamente dal proprio advisor su questi temi. Il mattone resta l’asset preferito (53%), seguito dagli hedge fund azionari (51%) e dal private equity (35%), ma il rischio e la scarsa chiarezza frenano molti: il 47% teme le incognite degli investimenti alternativi, il 38% lamenta poca trasparenza sul profilo di rischio e rendimento. , ma senza dimenticare il valore insostituibile della relazione umana. Il settore del wealth management in Italia sta vivendo un’evoluzione significativa. I modelli di tariffazione si diversificano: cresce l’adozione di commissioni legate alla performance (24%, oltre il doppio rispetto al 2022) e dei modelli ibridi (23%, triplicati in tre anni). Parallelamente, aumentano l’attenzione alla pianificazione finanziaria e ai passaggi generazionali: servizi pensionistici (53%), strumenti fiscali (49%) e governance patrimoniale (31%). Tuttavia, oltre la metà degli investitori (56%) non si sente pronta alla trasmissione della ricchezza, nonostante il 90% degli eredi sia disposto a mantenere lo stesso advisor, segno di continuità nella fiducia.
Le differenze generazionali sono marcate:
- Millennial: più digitali e autonomi (78% più controllo sui portafogli), dinamici nella scelta dei partner e attenti ai tassi di interesse.
- Boomer: fedeli alla relazione personale e al brand, più concentrati sui rischi geopolitici.
- Gen X: forti utilizzatori di strumenti digitali (69%), ma focalizzati sull’incertezza economica.
L’AI entra progressivamente nei servizi (attesa dal 47% degli investitori, 75% tra i Very High Net Worth), ma restano forti le preoccupazioni su privacy, uso dei dati e perdita del rapporto umano.
Secondo EY, l’80% dei clienti si dichiara soddisfatto, ma il valore percepito è ancora legato soprattutto alle performance e alla capacità di affrontare l’incertezza. Il futuro del settore si muove verso consulenza più personalizzata, trasparente e tecnologica, capace di trasformare i rischi in opportunità e di integrare innovazione e relazione di fiducia.