
Si è tenuto a Roma il Forum “Welfare, Italia” dal titolo “Capitale umano: la nuova leva della competitività nazionale”, durante il quale è stato presentato il Rapporto 2025 del Think Tank “Welfare, Italia”, iniziativa promossa da Unipol in collaborazione con TEHA Group.
Il rapporto evidenzia come il futuro del Paese e la sua competitività siano legati a investimenti in Capitale Umano, inteso come istruzione, lavoro, competenze, salute e prevenzione, delineando una traiettoria sistemica e sostenibile per il welfare.
Attualmente, in Italia, il welfare assorbe 669,2 miliardi di euro, pari al 60,4% della spesa pubblica, con la componente previdenziale che incide per il 16% del PIL, un dato superiore alla media Eurozona del 12,3%. Al contrario, istruzione (3,9% del PIL) e politiche sociali (4,9% del PIL) risultano sotto la media europea.
Tutte le componenti di spesa hanno registrato una forte crescita nel periodo 2019-2025: politiche sociali (+35,2%), previdenza (+25,3%), sanità (+24,8%) e istruzione (+21,1%). Questa configurazione spinge alla necessità di riequilibrare gli impieghi verso fattori abilitanti come scuola, competenze, politiche sociali attive, salute e prevenzione.
Il quadro demografico è in rapido cambiamento: la popolazione italiana diminuisce dal 2014, con un nuovo minimo storico di 370mila nascite nel 2024 e un saldo naturale negativo di -281mila. Nello scenario mediano Istat, la popolazione scenderà a 54,8 milioni al 2050, con la quota di over-65 in aumento al 34,9%, un elemento che impone l’investimento sul Capitale Umano per garantire la sostenibilità del sistema, a fronte di una minore base contributiva e una maggiore domanda di servizi.
Persistono significative disuguaglianze sociali e territoriali: il 23,1% degli italiani è a rischio povertà o esclusione sociale, con ampie eterogeneità regionali che limitano la mobilità sociale e la piena valorizzazione del Capitale Umano. Per questo, il rapporto sollecita una Strategia nazionale che metta le persone al centro.
La strategia italiana per il Capitale Umano richiede di agire su più fronti: l’istruzione, dove la spesa è solo il 3,9% del PIL e si riscontrano una dispersione scolastica al 9,8% e una quota di laureati 25-34 anni del 31,6% (contro il 44,1% della media europea).
È necessario intervenire su metodi formativi aggiornati (AI-learning), orientamento e life-long learning. Sul fronte del lavoro, l’Italia registra un’occupazione femminile (57,4%) sotto la media UE e una fuga di oltre 49mila laureati nel 2024, con un costo stimato di 6,9 miliardi di euro l’anno. Cruciale è l’attrazione e la retention dei talenti e l’incremento della prevenzione, alla quale è destinato solo il 5,6% della spesa sanitaria pubblica (7,7 miliardi su 137,4), nonostante le evidenze internazionali stimino «fino a 14 euro di ritorno» per ogni euro investito in sanità preventiva.
Il potenziale di questa strategia è stimato in un incremento occupazionale di circa 2,8 milioni di unità e una crescita del PIL fino a 226 miliardi di euro, pari a +10,6% rispetto ai livelli attuali, allineando l’Italia ai benchmark europei.
Infine, il Welfare Italia Index 2025 segnala una crescente polarizzazione nella capacità di risposta dei sistemi di welfare regionali: la P.A. di Trento ottiene il punteggio più alto (83,8 punti), mentre la Calabria si posiziona all’estremo opposto (60,2 punti), con un divario tra Regione best e worst aumentato a 23,6 punti.