
Presentata l’edizione 2021 del Rapporto del Think Tank “Welfare, Italia” supportato da Unipol e The European House – Ambrosetti che stima in circa 632 miliardi di euro la spesa in welfare a fine 2021, con una crescita di circa 6 miliardi di euro rispetto al 2020, anno in cui l’incremento era stato di 50 miliardi di euro rispetto al 2019 per le spese indirizzate su sanità, politiche sociali e previdenza.
La crisi pandemica non ha alterato significativamente la suddivisione della spesa, confermando lo sbilanciamento della componente previdenziale (49%) che tuttavia evidenzia una diminuzione di 2,3 punti percentuali rispetto ai valori del 2019 attestandosi su valori più bassi anche del 2009 (49,7%).
A sostegno del lavoro di ricerca ha operato anche un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Guzzetti, Walter Ricciardi e Stefano Scarpetta.
“Welfare, Italia” stima che il PNRR destinerà al welfare non meno di 41,5 miliardi di euro, pari al 22% del budget del Piano entro il 2026.
Secondo il rapporto sono necessarie due condizioni, il lavoro e la demografia, affinchè il welfare italiano possa assolvere al proprio ruolo redistributivo, come peraltro ribadito dall’amministratore delegato di Unipol, Carlo Cimbri, durante il suo intervento: “Serve rimettere al centro del sentire comune l’importanza del lavoro. Solo così potremo permetterci di sostenere il sistema previdenziale e il sistema sanitario e avere le risorse per sostenere le fragilità della terza età. Con gli investimenti del Pnrr si può favorire la creazione e la crescita delle imprese, che si traduce in lavoro e reddito per le persone”.
L’evoluzione demografica rappresenta, per il welfare italiano, una sfida particolarmente complessa in un Paese con la più alta percentuale europea di over-65 sul totale popolazione (23,2%) e secondo nel mondo solo al Giappone. I dati Istat, presentati durante i lavori, mostrano da 11 anni una continua riduzione delle nascite, un inverno demografico che ogni anno aggiorna il record al ribasso dall’unità di Italia. Nel 2020 la forbice del bilancio demografico, già fragile in era pre-Covid, si è ulteriormente allargata, portando a -342.000 unità il saldo naturale tra nascite e decessi (404mila nati e 746mila morti). Considerando anche il saldo migratorio, negativo per 41mila unità, nel 2020 il saldo dei residenti è sceso di 384.000 individui, in pratica la scomparsa equivalente alla popolazione di una città come Firenze, con una perdita netta quindi di 1.046 persone ogni giorno.
In questo quadro, “Welfare, Italia” ha individuato 5 priorità d’azione, supportate da specifici indirizzi operativi, che il Paese deve affrontare per far evolvere il sistema verso il modello di welfare di precisione: digitalizzazione dei servizi di welfare, gestione attiva dell'evoluzione demografica, politiche attive a supporto del mercato del lavoro, riforma delle politiche passive e dei meccanismi degli ammortizzatori sociali, misure finalizzate ad accrescere l'occupazione femminile.
Sul fronte del calo demografico e dell'invecchiamento della popolazione l'analisi del think tank stabilisce tre ambiti di intervento come «la promozione del risparmio, attraverso l'introduzione di forme di risparmio previdenziale integrativo fin dai primi anni di vita, sul modello dei Childreri s Saving Accounts. La cultura del welfare attraverso campagne di sensibilizzazione e informazione. E infine la valorizzazione della telemedicina e delle best practice del privato». Tra gli indirizzi suggeriti dal Think Tank figurano inoltre il miglioramento del Reddito di cittadinanza, la revisione del sistema degli ammortizzatori sociali, piani aziendali che prevedano il pensionamento anticipato di lavoratori e l’attivazione di un ricambio generazionale, il potenziamento dei Centri per l’Impiego, la trasformazione dei congedi di maternità e paternità in congedi gender neutral.