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Secondo le autorità britanniche Theresa May sarebbe intenzionata a dare inizio alle trattative per definire le condizioni della Brexit nei primi mesi del 2017, quasi certamente non prima di aprile.
Nei giorni scorsi alcuni media anglosassoni – tra cui il Sunday Times – avevano diffuso la notizia che con buone probabilità i negoziati sarebbero iniziati alla fine del prossimo anno, ma diversi fattori fanno credere che il premier imporrà la sua volontà di anticipare il dibattito.
In primo luogo sia la Francia che la Germania affronteranno il prossimo anno delle importanti tornate elettorali (rispettivamente ad aprile e settembre), e i capi del governo hanno espresso la necessità di definire per tempo i dettagli dell’uscita del Regno Unito in modo da risolvere un elemento di forte incertezza politica e finanziaria che rischia di influenzare pesantemente le consultazioni. A marzo inoltre dovrebbe tenersi un summit tra i leader dei principali paesi EU, evento che porrebbe le basi perfette per l’inizio delle trattative con l’UK.
Anche in patria la May deve fare i conti con forti pressioni da parte dei partiti pro-Brexit, che non vedono di buon occhio un eccessivo ritardo nell’avvio delle procedure riguardanti l’articolo 50 del Trattato di Lisbona. I conservatori John Redwood e Nigel Farage hanno infatti già messo in guardia che il continuo procrastinare il divorzio con Bruxelles non è accettabile.
Le motivazioni che si celano dietro allo slittamento delle trattative al prossimo anno, tuttavia, sono principalmente di carattere burocratico: il nuovo governo britannico sta proprio in queste settimane iniziando a costituire il team di esperti che si occuperà di negoziare con le autorità dell’Unione. I dipartimenti di stato sono infatti impegnati a selezionare i consulenti più adatti a questo difficile compito, e pare improbabile che la fase di recruiting venga portata a termine in tempi brevi.
I leader europei, che a giugno avevano espresso la volontà di iniziare al più presto le trattative, nell’ultimo mese si sono detti comprensivi nei confronti delle difficoltà interne del Regno Unito nel delineare una linea d’azione unitaria. La pazienza dimostrata fin ora però potrebbe non durare ancora a lungo, vista l’importanza degli appuntamenti elettorali del prossimo anno. Il vice ministro degli esteri tedesco Michael Roth ha dichiarato che, sebbene l’Unione capisca e rispetti le esigenze dell’UK, il clima di incertezza e frustrazione che si respira in Europa è segno dell’impossibilità di rimandare troppo i negoziati.