A due mesi di distanza dal referendum nel Regno Unito il dibattito sull’uscita dall’UE non è destinato a diminuire. Negli ultimi giorni infatti i grandi gruppi finanziari londinesi si sono detti piuttosto preoccupati sull’esito dei negoziati che definiranno le condizioni del divorzio da Bruxelles.
In un primo momento sembrava che nulla sarebbe cambiato per quelle imprese che detenevano i diritti di passporting (ovvero gli accordi che permettono di svolgere un’attività economica in tutti i paesi comunitari senza il bisogno di ottenere permessi specifici per ogni nazione), in quanto gli accordi commerciali con l’UK sarebbero stati equivalenti a quelli con gli stati membri. Nelle ultime settimane tuttavia lo scenario pare essere mutato poiché la definizione delle condizioni spetterà in larga parte a Bruxelles, con Londra che dovrà sottostare ai provvedimenti dell’UE.
Attualmente i diritti di passporting sono regolati dalla direttiva comunitaria MiFID (Markets in Financial Services Directive) risalente al 2004, che però sarà aggiornata nel gennaio 2018 con la nuova MiFID II. Questa normativa conterrà disposizioni specifiche in merito all’equivalenza degli accordi con gli stati extra-comunitari che vogliono avere relazioni commerciali con la comunità europea – condizione nella quale si verrà a trovare anche il Regno Unito. Sarà quindi l’Unione a decidere, con il nuovo testo di legge, le modalità con cui il passporting funzionerà in futuro.
Quasi certamente l’UK uscirà effettivamente dall’UE dopo l’entrata in vigore di MiFID II (sono previsti due anni di negoziati dal momento in cui il Regno Unito invocherà l’articolo 50 del Trattato di Lisbona) e si attiverà quindi per soddisfare i requisiti necessari per continuare a usufruire della convenzione contestualmente alle trattative per l’abbandono dell’Unione, ma qualora il provvedimento subisse ritardi sarà necessario adattarsi di nuovo alle richieste di Bruxelles anche dopo il divorzio.
I negoziati UK-UE hanno poi un ulteriore elemento di complicazione. Bruxelles infatti è decisa ad accordare l’accesso completo al mercato unico europeo solo in cambio della concessione ai cittadini europei della possibilità di lavorare e vivere in territorio britannico senza permessi appositi, clausola che però vede la forte opposizione dei partiti conservatori e pro-Brexit.
Nell’attesa di capire meglio come si risolverà la situazione questo quadro di forte incertezza preoccupa sempre di più i mercati e le imprese.