
Per il mondo delle PMI italiane la pandemia è stata un importante acceleratore in termini di digitalizzazione. Un processo inevitabile che però ha cambiato in molti casi l’organizzazione degli uffici. È questa la prima considerazione della ricerca commissionata da Asus all’istituto Eumetra, che ha intervistato 400 piccole e medie imprese italiane nel periodo di ripresa post Covid, per capirne le nuove strategie e i processi di adattamento effettuati.
Lo studio sostiene che nel 2021 molte attività sono ancora alle prese con i problemi aperti dalla pandemia che ha rivoluzionato il modo di lavorare, cambiando la concezione di ufficio e i rapporti personali fra colleghi.
Il Covid ha spinto molte imprese italiane, PMI incluse, a reinvestire risorse non solo nell’attrezzatura necessaria ad affrontare i cambiamenti che tutti abbiamo vissuto, ma anche e soprattutto nel capitale umano, le sue competenze, il ruolo e il morale di ogni singolo dipendente.
A seguito dell’implementazione dello smart working, l’ufficio è diventato un luogo di eccezionalità, quasi desiderabile in quanto si è andato a legare indissolubilmente con la sfera dei rapporti umani fra colleghi (il 33% delle PMI dichiara di vedere l’ufficio come punto di incontro per i colleghi al di fuori della normalità e quotidianità del lavoro da casa, mentre il 18% delle stesse aziende lo definisce un luogo oramai superfluo, utile solo per le occasioni “formali”).
D’altro canto, molti lavoratori hanno sentito, con la digitalizzazione delle PMI e lo smart working, un aumento dei carichi di lavoro. Il 37% delle aziende infatti afferma che le persone dipendenti hanno acquisito maggiore flessibilità (il 45% di queste sono aziende del Centro Italia), mentre nel 32% dei casi i colleghi hanno mantenuto un orario fisso, vedendo però aumentare le ore lavorative. La flessibilità totale di orario è invece stata acquisita solo dal 24% delle PMI.
Secondo la ricerca di ASUS, il 41% delle PMI italiane ha dovuto affrontare nel 2020 dei grandi cambiamenti a livello operativo e organizzativo, ma ciò che risulta interessante è che una buona parte di queste progetta, o ha già in atto, di mantenere e addirittura implementare tali modifiche, anche da un punto di vista tecnologico e volto alla digitalizzazione delle PMI . A partire dal lancio e/o rinforzamento di nuovi servizi o prodotti, sono molte le aziende che si fanno promessa di rinnovare il proprio apparato tecnologico (29%), mantenere lo smart working (18%) o riorganizzare la struttura interna (26%). In ogni caso, le percentuali di aziende che queste azioni le hanno già messe in campo sono decisamente minori.
Il 14% delle PMI ha rinnovato l’apparato tecnologico, il 10% ha previsto nuovi servizi o prodotti, e il 9% ha avviato una riorganizzazione interna, mentre rimane invariata la percentuale riguardante l’implementazione dello smart working.
In altre parole, il processo di digitalizzazione delle PMI e i relativi costi non andranno sprecati. Le aziende italiane, infatti, pensano di far tesoro dei cambiamenti indotti dalla crisi Covid, e sono disposte ad assumersi costi e responsabilità non preventivati per far sì che questo accada. Lo smart working ad esempio è previsto restare per circa 8 aziende su 10 fra quelle che lo hanno usato in questo periodo. Considerando l’insieme delle aziende italiane studiate, il lavoro da remoto rimarrà nel 67% delle PMI. La maggioranza di queste pensa ad una strategia di impiego più “intensiva” e non limitata a poche persone. Inoltre, le aspettative per il 2022 sono più che ottimistiche per quel che riguarda il 66% del campione intervistato, con un 28% di aziende (molte delle quali situate nel Centro Italia) che invece si aspetta di rimanere stabile nei profitti.
In conclusione, le PMI italiane si dichiarano pronte ad affrontare una revisione dei loro processi a tutto tondo per abbracciare un nuovo stile lavorativo, che offra maggiore libertà ai propri dipendenti e si basi completamente sulla flessibilità e versatilità delle risorse, con nuovi metodi e luoghi di lavoro, un nuovo processo di controllo e maggiore fiducia presso i collaboratori stessi.