
Un recente studio di Randstad Research per la Fondazione Randstad AI & Humanities evidenzia come l’intelligenza artificiale stia impattando trasversalmente tutte le professioni in Italia, coinvolgendo circa 10 milioni di lavoratori altamente esposti.
L’AI non sostituisce interamente i ruoli, ma modifica singoli compiti, integrandosi o sostituendo attività specifiche e richiedendo un’evoluzione delle competenze. I profili più esposti includono impiegati di medio livello nelle vendite e nell’amministrazione, ma nessun lavoro è immune da questa trasformazione.
L’analisi si basa su tre indici scientifici che misurano l’esposizione all’automazione, all’intelligenza artificiale e al machine learning, rivelando che sia i lavori manuali sia quelli altamente qualificati sono interessati: giovani impiegati con basso titolo di studio nei settori manuali sono più esposti all’automazione, mentre professionisti laureati e specialisti sono più vulnerabili all’AI e al machine learning.
L’impatto non si traduce tanto nella perdita totale di posti di lavoro, quanto in una profonda trasformazione delle competenze richieste, con la necessità di alfabetizzazione digitale, capacità tecniche avanzate e sviluppo di soft skill come creatività, pensiero critico e intelligenza emotiva. Per affrontare questa sfida, è indispensabile un aggiornamento continuo dei sistemi educativi e formativi, che integri discipline STEM con studi umanistici per comprendere le implicazioni etiche e sociali dell’AI.
L’intelligenza artificiale, più che sostituire l’intelligenza umana, ha il potenziale di potenziarla, migliorando produttività e qualità del lavoro, ma solo se accompagnata da una formazione adeguata e da politiche mirate di riqualificazione professionale. Inoltre, questa trasformazione tecnologica rappresenta anche un’opportunità per ridurre le disuguaglianze nel mercato del lavoro, favorendo l’accesso a nuove professioni e ruoli emergenti, soprattutto se accompagnata da politiche inclusive che promuovano la partecipazione attiva di gruppi tradizionalmente svantaggiati, come giovani, donne e lavoratori con bassi livelli di istruzione. In questo modo, l’AI può diventare uno strumento di crescita sostenibile e inclusiva, capace di valorizzare il capitale umano in tutte le sue forme.