
Secondo i dati dell'Inapp presentati durante un convegno al Cnel, entro il 2050 in Italia ci sarà un lavoratore ogni pensionato, con conseguenze potenzialmente drammatiche per la tenuta del welfare.
Il Paese, a differenza di Francia e Germania, ha sottovalutato per decenni il declino demografico. Oggi paga un prezzo crescente: il tasso di dipendenza degli anziani supera già il 40%, è destinato a salire al 66% entro il 2027 e l’attuale rapporto tra pensionati e lavoratori (60%) è proiettato all’80% nei prossimi due anni, tra i peggiori in Europa.
Renato Brunetta (Cnel) ha parlato di un ritardo grave nell’affrontare il fenomeno: “Invertire la rotta non è facile”. Il declino delle nascite ha portato a una riduzione strutturale delle donne in età fertile, aggravando la prospettiva. Secondo Alessandro Rosina (Università Cattolica), bisogna rafforzare la base demografica e investire nella qualità del capitale umano, puntando su giovani, formazione e occupazione femminile.
La politica migratoria è considerata essenziale da Francesco Billari (Bocconi) per sostenere sia il mercato del lavoro sia il capitale umano. Tuttavia, la demografia è assente dal PNRR, come ha sottolineato la ministra Eugenia Roccella, mentre il governo è intervenuto su misure come l’assegno unico, i congedi parentali e nuovi asili.
Infine, Marina Calderone (ministra del Lavoro) chiede un «nuovo patto per il lavoro», mentre Natale Forlani (Inapp) propone di costruire una silver economy per valorizzare risorse e competenze degli anziani e garantire dignità nella terza età.