
La maggioranza delle PMI italiane guarda ai prossimi 12 mesi con rinnovata fiducia, nonostante i rischi connessi a inflazione, crisi energetica, contesto geopolitico e una particolare attenzione verso l’andamento incerto dei mercati finanziari.
Come illustra l’indagine dell’Osservatorio di Deloitte Private, su un campione di 300 aziende italiane di piccole e medie dimensioni, le imprese intervistate si trovano a dover attuare strategie volte a monitorare una molteplicità di rischi di diversa natura. Per affrontare l’impatto di tali fenomeni esterni e continuare a crescere le imprese dichiarano che nel breve termine sarà importante concentrarsi su determinate azioni, come incrementare le iniziative di sostenibilità ed espandere l’ecosistema di business.
Ernesto Lanzillo, Deloitte Private Leader, osserva che “in uno scenario come quello attuale per le aziende italiane è essenziale adottare un approccio che generi solidità finanziaria ed organizzativa e sia in grado di soddisfare le aspettative degli stakeholder anche in condizioni difficili. In un mercato sempre più globale e interdipendente, ricorrere a modelli di business più sostenibili e aprire a logiche di collaborazione può rappresentare il percorso da compiere per far fronte alla molteplicità delle sfide in atto. Per le PMI risulta fondamentale presidiare gli standard ESG e collaborare all’interno di ecosistemi virtuosi”.
Le evidenze della survey confermano come la sostenibilità sia divenuta una priorità assoluta per le imprese: circa 8 su 10 la pongono come prioritaria nella propria agenda (80%) o si dichiarano convinte che la sostenibilità consenta di preservare il valore aziendale (79%), potenziando la capacità di adattamento ai cambiamenti ambientali, sociali ed economici.
I due terzi delle aziende intervistate attribuiscono grande importanza a tutti e tre gli ambiti (ESG) in cui si declina la sostenibilità (ambientale, sociale e di governance), dando però maggiore priorità alla componente S (38%) e alla componente E (33%), rispetto alla componente G (22%). Queste tre dimensioni sono infatti le aree chiave su cui le imprese sono chiamate a confrontarsi con i propri fornitori, clienti e più in generale con l’intero insieme di stakeholder dell’ecosistema in cui operano, incluse banche e istituzioni finanziarie.
L’appartenenza a un raggruppamento di imprese virtuose, attraverso il raggiungimento di determinati standard ESG, è infatti ritenuta cruciale dal 74% delle aziende intervistate, per migliorare le capacità imprenditoriali dei rappresentanti aziendali e consentire di acquisire nuove idee tramite contaminazione (55%). Far parte di un ecosistema basato su standard di qualità elevati genera un valore per le imprese in termini di reputazione e responsabilità, che va oltre la redditività, aspetto su dimostrano consapevolezza più di otto imprese su dieci.
Nel contesto nazionale, il rafforzamento delle sinergie e il rispetto dei parametri ESG, comunicati e misurati rispetto alle previsioni della CSRD Directive, diventerà un asset importante che consentirà alle imprese di valorizzare ulteriormente l’unicità del Made in Italy, prospettiva su cui è concorde il 73% degli intervistati.