
Il settore automobilistico europeo affronta una sfida cruciale per riconquistare la sua leadership globale. Allianz Trade ha analizzato le tendenze e avanzato proposte strategiche per un rilancio competitivo.
Nel 2024, le immatricolazioni globali sono cresciute solo dell’1,7%, e il 2025 si prospetta simile con un aumento del 2%.
In Italia, il settore è in affanno: nel quarto trimestre del 2024 si è registrato un calo dello 0,5% rispetto all’anno precedente, mentre gennaio 2025 ha visto una flessione ancora più marcata, pari al 5,9%.
La produzione automobilistica italiana ha subito un crollo significativo, con un -36,6% a dicembre 2024 e un -22,7% su base annua, mentre la produzione di autovetture è scesa del 42,8%, fermandosi a 310mila unità. Anche la domanda di auto elettriche resta debole: le BEV rappresentano solo il 5% del mercato, mentre le ibride plug-in il 3,6%.
L’Europa fatica a competere con la Cina e gli Stati Uniti. Nel 2024, le vendite di veicoli elettrici in Cina sono aumentate del 40%, mentre in Europa si è registrato un calo, rendendola l’unico grande mercato in contrazione. La Germania, pilastro dell’industria automobilistica europea, sta affrontando una crisi di sovrapproduzione e margini in calo, con il rischio concreto di chiusure di stabilimenti nel 2025.
Tre ostacoli strutturali frenano la competitività europea. Il primo riguarda gli investimenti insufficienti in ricerca e sviluppo: i produttori europei hanno investito meno della metà rispetto ai concorrenti cinesi, rendendo i veicoli meno competitivi e più costosi, con un prezzo superiore del 15-30% rispetto ai modelli asiatici. Il secondo è la forte dipendenza dalla Cina per la produzione di batterie, che attualmente fornisce circa due terzi della domanda globale. Una guerra commerciale con Pechino potrebbe aggravare ulteriormente la perdita di quote di mercato in Asia e indebolire il settore europeo.
Per rilanciare l’industria automobilistica europea, gli esperti suggeriscono un piano in dieci punti, ispirato a modelli di successo come la strategia industriale cinese e l’approccio norvegese.
Tra le azioni chiave figurano la riduzione della gamma di modelli per concentrarsi su veicoli ibridi ed elettrici, il potenziamento della filiera produttiva con un maggiore controllo sui componenti strategici, l’incremento degli investimenti in ricerca e sviluppo fino al 10% dei ricavi e l’esplorazione di nuovi mercati emergenti come India, Vietnam e Sud America.
Sul fronte politico, si discute dell’applicazione di tariffe fino al 50% sui veicoli con componenti extraeuropei, di incentivi fiscali per le joint venture industriali all’interno dell’Unione Europea e del finanziamento di infrastrutture per la ricarica elettrica. Secondo le stime, il rilancio del settore richiederà investimenti tra i 200 e i 300 miliardi di euro, necessari per sostenere la transizione verso l’elettrico e ridurre la dipendenza dalle importazioni. L’Europa ha ancora l’opportunità di riprendere il controllo del suo settore automobilistico, ma per farlo dovrà agire con rapidità ed efficacia.