Mentre le attenzioni sono rivolte ai danni provocati dall’uragano Harvey nel Texas (47 vittime e 100 mila immobili danneggiati), un evento catastrofale dalle conseguenze ben peggiori sta mettendo in ginocchio le popolazioni del sudest asiatico. Oltre un terzo di Bangladesh, Nepal e altre aree molto estese dell’India sono da giorni oggetto di alluvioni devastanti. Nel complesso si contano attualmente circa 1.200 morti, oltre a un incerto numero dei dispersi.
Le reti elettriche sono fuori uso dappertutto, le coltivazioni sommerse, le colline franano, le case e le strade si disgregano. Le previsioni indicano un peggioramento della situazione poiché la stagione dei monsoni continuerà fino alla fine di settembre.
Il fenomeno ha finora interessato 40 milioni di persone. Secondo l’Onu in Nepal le vittime sono almeno 143, mentre più di 460 mila sono state costrette a lasciare le proprie abitazioni su 1,7 milioni coinvolte dalle inondazioni. In India, i numeri sono ancor più spaventosi: oltre 32 milioni di persone colpite, e un diluvio che, nella sola giornata di martedì 29 agosto, ha riversato su Mumbai quasi la pioggia di un mese, provocando l’interruzione dei servizi ferroviari e la cancellazione dei voli. Tutto questo è frutto di numerosi fattori: l’esposizione della regione ad eventi naturali intensi, la sovrappopolazione e l’urbanizzazione scriteriata, la scarsità di mezzi dei governi locali che non hanno piani adeguati né fondi per gestire simili emergenze.