
Tre decenni fa, l’America Latina era associata a termini negativi quali ‘dittatura’, ‘crisi del debito’ e ‘inflazione elevata’. Negli anni, la regione ha cominciato ad essere relazionata a crescita economica, nuova classe media, riduzione della povertà e inflazione controllata.
L’America Latina è uno dei maggiori produttori di materie prime e una buona parte della performance positiva osservata di recente è dovuta alla crescita rapida della Cina. Nella regione i paesi hanno cominciato a registrare un elevato surplus commerciale, ma la manna è finita. Dopo anni di crescita al 10% circa l’anno, l’attività cinese ha perso il suo ritmo. Di conseguenza i prezzi delle materie prime hanno cominciato a crollare, influendo sui tassi di espansione dell’America Latina. È probabile che il PIL della regione cresca dell’1,3% nel 2014 e del 2% nel 2015 – molto più lentamente rispetto agli anni precedenti.
La previsione meno favorevole riflette anche un’attività globale più rallentata e una mancanza di investimenti. Le infrastrutture rimangono una questione fondamentale nella regione e complessivamente i paesi non hanno colto l’opportunità di implementare le riforme durante gli anni di rafforzamento del commercio.
Il paese meglio posizionato dell’America Latina, il Cile, occupa solo il 49° posto su una scala mondiale di 144 paesi. Tutti gli altri paesi della regione hanno un posizionamento inferiore.
In una parte dell’America Latina, i paesi del Pacifico (Messico, Cile, Colombia e Perù) stanno difendendo il libero commercio e i mercati liberi. Nell’altra, nei paesi che si affacciano sull’Atlantico, l’assenza di globalizzazione e i modelli gestiti dallo Stato giocano ruoli significativi nell’economia.
Il primo gruppo ha creato l’Alleanza del Pacifico, ed ha provato a migliorare le partnership commerciali al di fuori del continente, mentre il secondo gruppo rimane confinato all’interno del Mercosul.
Quindi, come si comparano i gruppi? Prendendo in considerazione l’attività nel 2013 e le previsioni di Coface per il 2014 e il 2015, il PIL è aumentato a un ritmo più elevato nei paesi che si affacciano sul Pacifico.
La valutazione generale dell’America Latina si posiziona tra rischio medio ed elevato. Tale risultato è stato ottenuto basandosi sulla media ponderata del PIL dei paesi. È opportuno notare che le cinque principali economie (Brasile, Messico, Argentina, Colombia e Cile) rappresentano insieme l’83% del PIL della regione.
Nel 2015, è improbabile che l’America Latina incrementi la propria l’attività ai ritmi precedenti, soprattutto a causa dei prezzi più bassi delle materie prime a livello internazionale.
“L’intensità dell’effetto di tutto ciò su ciascuna economia dipende anche dall’importanza delle esportazioni quali proporzione di ogni PIL del paese. Per esempio il Brasile è considerato un’economia chiusa dal momento che le esportazioni contano solo per l’11% del suo PIL: il ratio è più significativo in Argentina (13%), Colombia (17%), Perù (25%), e infine in Cile (27%),” spiega Patricia Krause, Economista di Coface per la regione America Latina.