Il Covid non ha fermato la riduzione delle denunce per decesso in ospedale. Il 2021 ha visto infatti confermare 1.000 casi su tutto il territorio italiano, confermando una riduzione del 40% sui valori registrati appena sei anni fa.
Ciò che invece tende ad aumentare di anno in anno è l’incidenza dei reclami generali: confrontando due annate, il 2011 e il 2020, entrambe con 1.000 decessi ospedalieri denunciati, nella prima questi costituivano il 13% degli eventi avversi generali, nella seconda addirittura il 25%.
Sono questi, in estrema sintesi, i principali risultati che emergono dall’ultimo studio condotto dall’Osservatorio AmTrust Assicurazioni dedicato all’Analisi delle denunce relative ai decessi. Si tratta di un’indagine che elabora i dati di AmTrust Assicurazioni, principale player in Italia nel settore della Medical Malpractice (MedMal).
Tutte le evidenze emerse sono riconducibili a un campione di riferimento composto da oltre 13.031 casi di decesso accaduti e denunciati all’interno di circa 200 strutture pubbliche e private assicurate da AmTrust, per un totale di 574.300 posti letto distribuiti sul territorio nazionale.
Secondo lo studio il 27% delle denunce di decesso è caratterizzato dall’innesco successivo di un procedimento penale, anche se le cause vanno sempre più risolvendosi sul piano della responsabilità civile con procedimenti extra giudiziari e civile giudiziario.
Delle attuali denunce aperte, 270 sono invece relative all’ultimo anno, ma si tratta di un dato dinamico, destinato ad aumentare con il subentrare di potenziali nuove denunce nei prossimi anni.
L’analisi è stata inoltre declinata per tipologia, posizione geografica e dimensione delle strutture esaminate dallo studio. I maggiori protagonisti sono i policlinici universitari, coinvolti con una media di 28 decessi denunciati all’anno per singolo ospedale, seguiti dalle strutture di primo livello con una media di 13 e dagli ospedali di secondo livello, dove se ne contano 8. L’evidente maggior rischio presente nei policlinici, dovuto a una maggior casistica, fa sì che a questi vengano associati tassi di rischio superiori rispetto al dato medio generale.
Guardando i dati con una prospettiva territoriale, il Nord Italia risulta essere il meno virtuoso, con circa 23 decessi denunciati all’anno per singolo ospedale. Tra il 2015 e il 2016, il Nord è arrivato a toccare il dato particolarmente critico di 33 denunce per decessi a struttura, poi il trend di riduzione ha innescato un miglioramento diffuso, con un ultimo anno chiuso a 12 decessi medi a struttura. Il tasso di rischio, tuttavia, essendo calcolato rapportando il numero medio annuale dei decessi al numero medio di posti letti/ricoveri ordinari, risulta il migliore nazionale: 1,43 di risk rate. Alle strutture del centro Italia è invece applicato un risk rate doppio (2,86) e ancora più alto è al Sud, con un valore di 3,06.
Più in particolare, dal campione analizzato risulta che:
- Sugli 11 anni di indagine, il 2013 è stato l’anno più critico per gli ospedali, con 1617 denunce. Il trend di riduzione ha portato invece il 2020 sui 1000 casi.
- Il 31% dei decessi sono stati denunciati entro 6 mesi dalla data di accadimento mentre il 90% avviene entro i 6 anni. Mediamente un caso di decesso viene denunciato entro 2,5 anni dall’evento.
- Oltre il 50% delle pratiche si conclude entro i 3 anni dalla data di denuncia, mentre 6 sono gli anni necessari per raggiungere il 93%. Mediamente un caso di decesso viene chiuso dopo poco più di 3 anni dalla data di denuncia.
- Il valore assicurativo (rapporto tra costo medio dei sinistri e numero medio di posti letto/ricoveri ordinari) è di 2886 euro per posto letto e 75 euro per ricovero.
- Il 65% delle richieste totali interessano l’area chirurgica e l’area di emergenza, in linea con il maggior rischio presente in questi dipartimenti.
- Nel confronto tra ospedali pubblici e privati, in alcune specialità mediche ci sono degli importanti gap in termini di liquidato medio in fase di risarcimento del danno.
- Uno su tutti è la specialità di gastroenterologia ed endoscopia digestiva, dove il liquidato medio è di 934 mila euro nelle strutture private e di 278 mila euro nelle pubbliche. Al contrario, tra i dipartimenti che registrano valori superiori nel pubblico rientrano cardiochirurgia, urologia e anestesia.