
Il futuro dell’automotive europeo è stato al centro di un acceso dibattito a Milano, durante l’evento “Automotive, quale futuro - Reagire con decisione: basta parole!”, promosso da #FORUMAutoMotive per celebrare i dieci anni di attività del movimento ideato dal giornalista Pierluigi Bonora.
Al centro della discussione il Green Deal europeo e la necessità di affrontare le sfide della mobilità con pragmatismo, evitando che le parole lascino spazio a conseguenze irreversibili per l’industria.
Secondo lo studio AlixPartners Global Automotive Outlook, presentato da Emanuele Cordone, Director della Practice Automotive, il mercato europeo dell’auto nel 2025 subirà un rallentamento del 2%, con una crescita modesta nei prossimi anni, mentre i costruttori cinesi continuano a guadagnare terreno, passando dall’8% del 2024 al 13% del 2030, a scapito dei brand europei la cui quota scenderà dal 62% al 58%.
La profittabilità degli OEM (Original Equipment Manufacturer) europei e americani è in calo, mentre i player cinesi registrano margini in crescita. In Italia il mercato resta debole rispetto ai livelli pre-Covid, frenato dai prezzi elevati, mentre i brand cinesi conquistano quote con prodotti competitivi e tecnologicamente avanzati.
La diffusione dei veicoli elettrici procede lentamente e resta lontana dagli obiettivi del Green Deal: la quota di BEV (veicoli completamente elettrici) e PHEV (auto ibride plug-in) nel primo semestre 2025 è solo del 10%, con un parco circolante che continua ad invecchiare e un valore residuo dei veicoli elettrici ancora basso, sebbene le flotte aziendali mostrino performance migliori.
Durante l’Automotive Eurotribuna Politica, rappresentanti della filiera e associazioni come ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), Motus-E (Associazione che promuove la mobilità elettrica in Italia), UNEM (Unione Nazionale Energie per Mobilità), NGV (Natural Gas Vehicle Association) e Assogasliquidi-Federchimica hanno evidenziato le criticità del settore, dall’occupazione persa nel comparto della componentistica alla necessità di strumenti fiscali chiari, sottolineando l’urgenza di una reale neutralità tecnologica e di incentivi per carburanti alternativi e low carbon. L’industria chiede di rivedere i regolamenti europei che limitano lo sviluppo e la competitività, evitando di affidare il futuro della mobilità esclusivamente all’elettrico, mentre i politici, tra cui Paolo Borchia, Guido Guidesi, Massimiliano Salini e Fabio Raimondo, riconoscono la necessità di interventi rapidi per sostenere la transizione e favorire ricerca e innovazione. L’allarme lanciato dai manager del settore è chiaro: senza decisioni tempestive, il rischio è la perdita di competitività europea, mentre i costruttori cinesi continuano a conquistare quote di mercato e a mettere sotto pressione le aziende locali, con possibili ripercussioni sull’occupazione e sul ruolo strategico dell’industria automobilistica nel Vecchio Continente.