
Non sono molto rassicuranti i risultati dello studio “World Cyber Protection Week” effettuato da Acronis sull’utilizzo del backup, soprattutto se si tiene conto che nel 2019 circa il 42% delle imprese ha subito perdite di dati, con conseguente periodo di inattività.
Analizzando le risposte delle circa 3 mila persone coinvolte, si rileva che mentre il 91% delle persone esegue il backup di dati e dispositivi, il 68% perde ancora i dati a causa di eliminazione accidentale, guasti hardware o software o backup obsoleti. Inoltre, l’85% delle aziende non esegue il backup più volte al giorno mentre solo il 15% dichiara di farlo, mentre il 26% lo fa una volta al giorno, il 28% settimanalmente, il 20% ogni mese e il 10% non esegue alcun backup. Abitudini che comportano evidenti conseguenze negative in termini di perdita dei dati senza possibilità di recupero completo.
Leggendo questi numeri, Acronis sottolinea quanto sia importante implementare una strategia di protezione informatica che includa il backup dei dati più volte al giorno e la pratica della regola di backup 3-2-1: creare tre copie dei dati (una copia primaria e due backup), archiviare le copie in almeno due tipi di supporti e una di queste copie archiviarla in remoto o nel cloud.
Con l’aumento degli attacchi cyber, il backup tradizionale non basta più per proteggere dati, applicazioni e sistemi e rischia di essere particolarmente pericoloso quando si tratta di business. I cyber criminali prendono di mira il software di backup con ransomware e provano a modificare i file di backup, il che aumenta la necessità di verifica dell’autenticità durante il ripristino dei carichi di lavoro.
E questo sembra essere percepito abbastanza chiaramente visto che l’88% dei professionisti IT ha espresso preoccupazione per la minaccia ransomware, l’86% è preoccupato per il cryptojacking, l’87% per attacchi di ingegneria sociale come il phishing e il 91% per le violazioni dei dati. Tra gli utenti finali, la consapevolezza e la preoccupazione riguardo a tutti e quattro questi tipi di minacce sono quasi altrettanto elevate. E rispetto al sondaggio di Acronis del 2019, la preoccupazione per le minacce informatiche è aumentata del 33%.
Infine, il 12% dei professionisti IT non saprebbe dire se i dati siano stati modificati in modo imprevisto e il 9% delle aziende non sa se si sono verificati tempi di inattività a causa della perdita di dati nel corso dell’anno.