Nei prossimi 5 anni circa il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. La stima è dell’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal.
Ciò significa che tra il 2023 e il 2027, il mercato del lavoro italiano avrà bisogno di 3,8 milioni di lavoratori, 2,7 milioni (pari al 71,7% del totale) in sostituzione delle persone destinate ad andare in pensione e un milione di nuovi ingressi (il 28,3% del totale) legati alla crescita economica prevista fino al 2027.
Dei 2,7 milioni di addetti totali che nei prossimi anni scivoleranno verso la quiescenza, la metà, poco meno di 1,4 milioni, interesserà i dipendenti privati e oltre 670 mila ciascuno il pubblico impiego e il mondo del lavoro autonomo.
A livello regionale, nel prossimo quinquennio l’incidenza percentuale della domanda sostitutiva sul fabbisogno occupazionale totale interesserà, in particolare, il Veneto (73,4%), il Molise (78,5%), il Piemonte/Valle d’Aosta (82%), l’Abruzzo (82,5%) e la Liguria (85,5%).
La regione d’Italia più investita da questo fenomeno sarà la Basilicata (88,3%).
“Il progressivo invecchiamento della popolazione italiana sta provocando un grosso problema al mondo produttivo”, sottolinea la Cgia. “Da tempo, ormai, gli imprenditori denunciano la difficoltà di trovare sul mercato del lavoro personale altamente qualificato e/o figure professionali di basso profilo. Se per i primi le difficoltà di reperimento sono strutturali a causa del disallineamento che in alcune aree del Paese si è creato tra la scuola e il mondo del lavoro, per le seconde, invece, sono opportunità di lavoro che spesso i nostri giovani, peraltro sempre meno numerosi, rifiutano di occupare e solo in parte vengono “coperti” dagli stranieri. Una situazione che nei prossimi anni è destinata a peggiorare: in primo luogo, come dicevamo, per gli effetti della denatalità e in secondo luogo per la cronica difficoltà che abbiamo a incrociare la domanda e l’offerta di lavoro”.