CGIA
Sono quasi 118mila le imprese italiane a rischio usura, con un aumento di oltre 2. 600 rispetto all'anno scorso, secondo un’analisi della CGIA di Mestre.
La Cgia, piccola associazione di artigiani e padroncini del Nordest, si scaglia contro i giganti del Web che, a differenza delle nostre Pmi, continuano a fare ricavi da capogiro, senza versare al fisco quanto dovuto. Sino alla fine dell’anno scorso, infatti, hanno continuato a trasferire buona parte degli utili ante imposte realizzati in Italia nei paesi a fiscalità di vantaggio.
Le tensioni del Medio Oriente non hanno ancora prodotto effetti particolarmente gravi per i nostri scambi commerciali. Secondo un’analisi della CGIA di Mestre, tra i primi due mesi del 2023 e lo stesso periodo di quest’anno, il numero di navi mercantili (cargo e cisterna) in arrivo nei porti italiani è diminuito di 169 unità (pari a -3,6% del totale arrivi).
Tra pensioni, stipendi, consumi intermedi, sanità, assistenza, la spesa pubblica annua del nostro Paese è superiore di oltre cinque volte il Pnrr.
Nel 2022 il numero di operazioni sospette (SOS) pervenute all’Unità di Informazione Finanziaria (UIF) della Banca d’Italia ha toccato il record storico di 155.426 segnalazioni.
Gli ultimi dati forniti da Banca d'Italia e Istat, elaborati dalla Cgia di Mestre, uniti all'incremento delle segnalazioni giunte all’associazione consumatori Codici per situazioni di sovraindebitamento, sono il motivo del nuovo intervento da parte dell'associazione finalizzato a richiamare l'attenzione generale su quella che si presenta ormai come una vera e propria emergenza.
Tra maggio 2022 e maggio 2023 i prestiti bancari alle imprese italiane (società non finanziarie) sono diminuiti del 5% (pari a -33,3 miliardi di euro) e tra i 20 Paesi dell’Eurozona solo Cipro ha registrato un risultato peggiore del nostro. È quanto rileva l’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati resi disponibili dalla Banca Centrale Europea.
Nei prossimi 5 anni circa il 12% degli italiani lascerà definitivamente il posto di lavoro per aver raggiunto il limite di età. La stima è dell’Ufficio studi della CGIA che ha elaborato i dati del Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal.
Continuano a diminuire i prestiti bancari alle piccole e micro imprese: tra il 2021 e il 2022 gli impieghi vivi alle aziende con meno di 20 addetti sono scesi di 5,3 miliardi di euro (-4,3%). Lo rileva l’Ufficio studi della Cgia, secondo cui lo stock complessivo dei prestiti erogati a questo segmento di aziende è passato da 124 a 118,7 miliardi di euro.
Secondo un’analisi effettuata dall’Ufficio studi Cgia sugli ultimi dati disponibili del Rapporto Oipe 2020, le famiglie italiane a rischio povertà energetica sarebbero circa 4 milioni. Ciò significa che il rischio riguarda oltre 9 milioni di persone.
L’Ufficio studi della Cgia di Mestre osserva che il flusso dei prestiti alle imprese tra agosto 2020 e agosto 2021 (ultimo dato aggiornato) ha registrato una contrazione di 8,9 miliardi di euro. Se si allarga l’arco temporale di osservazione di questo fenomeno agli ultimi 10 anni, il crollo è stato pesantissimo: -267,6 miliardi di euro.
20 miliardi di euro in meno di tasse, la ricetta della CGIA per rilanciare l’economia italiana. A suggerirlo è uno studio dell’Associazione artigiani e piccole imprese di Mestre, che stima necessario un taglio della pressione fiscale di almeno 3-4 punti percentuali per far ripartire i consumi.
Ogni anno il mondo delle imprese italiane si deve far carico di 57,2 miliardi di euro a causa “del cattivo funzionamento della nostra burocrazia che avvolta da un coacervo di leggi, decreti, ordinanze, circolari e disposizioni varie, rende sempre più difficile il rapporto tra le imprese e la pubblica amministrazione”.
I 3,6 miliardi di risorse aggiuntive annunciati dal ministro Gualtieri per contrastare le conseguenze economiche del Coronavirus sono “insufficienti”.é quanto sostiene la Cgia di Mestre che chiede al governo “di intervenire con una misura economica shock di medio-lungo periodo di almeno 10 miliardi di euro, per evitare di scivolare verso una pesantissima recessione.
Continuano a calare i finanziamenti bancari per le PMI italiane: -2,3% nel mese di marzo rispetto all’anno precedente. Il trend negativo per le piccole e medie impresi dura ormai da 7 anni e secondo l’Ufficio Studi della CGIA di Mestre espone le imprese al rischio di finire nelle mani della criminalità che sostituirebbe in qualche modo il credito bancario.