
Durante i primi tre anni di governo Meloni, il mercato del lavoro italiano ha segnato un risultato importante, con un milione di occupati in più che hanno portato la platea a 24,1 milioni ad agosto 2025, dopo un picco storico a luglio con 24,2 milioni di lavoratori. Tuttavia, a questa crescita di posti di lavoro si affianca un allarme riguardo alla cassa integrazione (Cig): nel primo semestre del 2025 le ore autorizzate sono aumentate del 22 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024, toccando quota 305,5 milioni.
L’analisi dell’ufficio studi della CGIA evidenzia una divaricazione nelle tipologie di Cig: mentre quella in deroga è crollata del 70%, la Cig ordinaria è salita del 7,3%, ma ad allarmare è la Cig straordinaria, salita del 46,4%, segnale chiaro delle difficoltà che attraversano soprattutto alcuni settori manifatturieri come l’automotive, la metallurgia e la meccanica.
In particolare, il comparto auto ha registrato un’impennata delle ore di Cig straordinaria a 22 milioni, con un aumento dell’85,8% sul semestre precedente. Anche metallurgia e fabbricazione macchine evidenziano incrementi consistenti, così come le calzature, con un +144,3% delle ore di Cigs che mostra uno scenario preoccupante per questi settori.
Sul fronte territoriale la situazione più critica si registra a Campobasso, dove lo stabilimento Stellantis di Termoli ha visto un aumento delle ore di Cig pari al +1.255%, riflettendo le difficoltà del comparto auto e del suo indotto nel Mezzogiorno.
Seguono le province di Cuneo, Asti e Potenza con incrementi importanti, mentre in controtendenza sono Oristano, Nuoro e Crotone, dove le ore autorizzate sono diminuite rispettivamente del 74, 75,6 e 87,8%. Secondo l’ufficio studi CGIA, nonostante gli incrementi occupazionali siano merito degli imprenditori più che della politica, l’aumento della produttività è stato modesto, sotto l’1% negli ultimi tre anni, specie nel settore dei servizi, con stipendi italiani ancora al di sotto della media europea e un tasso di occupazione femminile tra i più bassi in UE. A tutto questo si aggiunge la persistente preoccupazione per i NEET, e la necessità di evitare una crisi strisciante simile a quella che ha colpito Germania e Francia in un contesto di tensioni geopolitiche e transizioni digitali ed ecologiche.
“Se non vogliamo scivolare verso una crisi, dobbiamo spendere bene e subito i fondi del Pnrr”, avverte l’ufficio studi, sottolineando come l’ammodernamento del Paese attraverso l’utilizzo dei 100 miliardi di euro disponibili fino a giugno 2026 rappresenti una leva cruciale per sostenere crescita e innovazione, evitando il rischio di una nuova recessione. In questa partita cruciale, il Nordovest, e in particolare il Piemonte, emerge come l’area maggiormente colpita dall’aumento delle ore di Cig, con un incremento del 33,3%, riflesso della crisi del settore automotive. Un quadro complesso che evidenzia luci importanti ma tante ombre da affrontare con urgenza.