
Ammonta a 152 miliardi di dollari il nuovo, spaventoso, conto da pagare dagli assicuratori per i disastri provocati dal clima. Una cifra record, che le compagnie dovranno ora mettere in conto di perdere ogni singolo anno a causa di uragani, alluvioni, incendi e tempeste sempre più violenti.
A scattare questa fotografia allarmante è il rapporto annuale di Verisk, colosso globale dell’analisi dati, che registra un balzo del 25% rispetto all'anno precedente e tratteggia uno scenario in cui le catastrofi naturali sono diventate una nuova, costosissima, normalità.
“Le perdite modellate di quest'anno riflettono un cambiamento fondamentale nel panorama del rischio”, ha affermato Rob Newbold, presidente di Verisk Extreme Event Solutions. “I pericoli ad alta frequenza stanno guidando perdite sostenute e ad alto impatto in tutte le aree geografiche, e gli assicuratori devono aggiornare le loro strategie per non soccombere a questa sfida. Le perdite da catastrofi naturali non sono più anomalie statistiche: sono la nuova normalità”.
Il report sottolinea come siano proprio i cosiddetti “frequency perils”, come le tempeste di grave entità, a fare la parte del leone, rappresentando da soli due terzi delle perdite totali potenziali, superando di due a uno il rischio di eventi catastrofici singoli ma più rari.
Alla base di questa emorragia finanziaria c’è un mix esplosivo: l’inflazione galoppante, la costruzione smodata in aree ad alto rischio e, seppur in misura minore per ora, gli effetti a lungo termine del cambiamento climatico, a cui viene attribuito circa l’1% dell’aumento annuale.
L’esposizione delle proprietà immobiliari nelle aree coperte dai modelli Verisk è cresciuta del 7% all'anno dal 2020 al 2024. E mentre il Nord America, con un’elevata penetrazione assicurativa, si trova a fronteggiare un rischio incendi sempre più feroce – basti pensare ai 65 miliardi di dollari di danni economici dei incendi Palisades ed Eaton di quest'anno – il vero dramma si consuma in Asia e America Latina. Qui, nonostante il boom economico e urbanistico, il “protection gap” è abissale: le perdite coperte da assicurazione rappresentano appena il 12% e il 32% dei danni economici totali, lasciando intere popolazioni esposte alle ire del clima senza alcun paracadute.
La risposta, per Verisk, sta nella modellistica all’avanguardia. L’azienda ha presentato nuovi modelli per il rischio alluvione in Malaysia, Indonesia e Irlanda, e ha aggiornato quelli per Australia, Messico e Stati Uniti. Un impegno che ha un obiettivo chiaro: fornire agli assicuratori gli strumenti adatti per anticipare gli shock e, forse, riuscire a sopravvivere a questa nuova, costosissima era. “I nostri modelli sono progettati per aiutare il settore ad anticipare e assorbire questi shock con sicurezza”, ha concluso Newbold. Perché di una cosa sono certi: il conto da pagare per il clima che cambia è già arrivato, e è salatissimo.