Gli ultimi attentati in Tunisia riportano l’attenzione sul rischio terrorismo e sul grado di esposizione delle imprese che lavorano nei paesi più pericolosi. Soffia sul fuoco lo stesso Presidente Obama quando dice che gli Stati Uniti non perseguiranno più i parenti delle persone rapite all’estero alla ricerca di negoziare un riscatto. Nuove criticità dove il mercato assicurativo potrebbe proporre nuove soluzioni.
“La materia è sempre più fluida anche alla luce della recente apertura del Presidente Obama, per cui gli Stati Uniti non perseguiranno più i parenti delle persone rapite all’estero che cercano di negoziare con i terroristi e pagare un riscatto”, commenta Alessandro De Felice, Presidente di ANRA, Associazione nazionale dei risk manager e responsabili assicurazioni aziendali. “Una decisione che potrebbe modificare il mercato assicurativo, aprendolo a nuove soluzioni. Per quanto attiene l’Italia queste coperture da un punto di vista legale, se emesse nel nostro Paese, potrebbero essere nulle in riferimento al codice civile (art. 1346 illiceità dell’oggetto assicurato), anche in considerazione del fatto che è sempre lo Stato italiano a gestire le trattative con i rapitori in queste circostanze”.
Il governo del Regno Unito ha introdotto nelle scorse settimane una norma anti terrorismo che obbliga le società di fornitura dei servizi internet a rilasciare i dati degli utenti alle autorità e ai servizi di intelligence. Lo stesso provvedimento intende limitare anche il movimento di persone che vogliono andare a combattere le organizzazioni estremiste e inibirà le compagnie assicurative dal fornire una copertura mirata in caso di rapimenti e conseguenti richieste di riscatto. Mentre il Senato Usa ha in queste settimane rinnovato il Terrorism risk insurance act (Tria o Tripra) portando la durata fino al 2020, alzando il tetto di intervento del fondo e introducendo una maggiore partecipazione dei riassicuratori.
“Come responsabili dei rischi in azienda – prosegue De Felice – stiamo osservando con grande attenzione e preoccupazione alla recrudescenza di matrice terroristica che in alcune aree del mondo colpisce anche il personale impiegato dalle nostre imprese. È notizia di questi giorni come in Libia, che si colloca all’ottavo posto nella Mappa dei Rischi Politici 2015 realizzata da Marsh e BMI, l’avanzata dell’ISIS abbia reso necessario il rimpatrio immediato sia del personale della nostra Ambasciata, l’ultima che era rimasta sul territorio, sia dei dipendenti di aziende come l’Eni che hanno interessi economici rilevanti nel Paese. Di contro la mia azienda pur non impiegando personale in zona continua a ricevere ordini che vengono onorati dalle controparti. Anche il rapporto Allianz Risk Barometer 2015 presenta le conseguenze di crisi geo-politiche e sociali al 9° posto tra i rischi più sentiti (ma 8° nell’area EMEA), ovvero un rischio potenziale per le imprese che nell’ultimo anno ha scalato ben nove posizioni, con un tasso di crescita tra i maggiori (11%). Se in Europa la situazione più critica riguarda ancora Ucraina e Russia, gli eventi dovuti a guerra e terrorismo sono oggi percepiti come la seconda causa principale di interruzione della filiera produttiva (53%) dopo le calamità naturali, tanto da essere identificati come una delle principali sfide per le aziende nella gestione dei rischi per i prossimi cinque anni. Più in generale, va sottolineato che l’industria delle assicurazioni si è attrezzata in modo puntuale per gestire e coprire i rischi derivanti dalla presenza di personale aziendale in aree del mondo calde, in cui i rapimenti dei lavoratori e le conseguenti azioni di riscatto sono all’ordine del giorno”.
“È evidente che uno degli aspetti che maggiormente preoccupano le aziende dei paesi occidentali è soprattutto il rischio di rapimento dei propri connazionali – continua il presidente di ANRA –. E stiamo parlando di un rischio molto più diffuso e esteso geograficamente del rischio di attentati a elevato impatto. Proprio la comparsa di un attore particolarmente brutale nella sfera jihadista, come l’Isis, ha aumentato i rischi per gli occidentali, a maggior ragione perché la richiesta di riscatto è stata sostituita dalla minaccia di esecuzione, che ha un maggiore impatto mediatico”.