
Il commercio mondiale sta attraversando una fase di profonda riconfigurazione, spinta da tensioni geopolitiche crescenti, barriere commerciali sempre più diffuse e una fragilità strutturale dei principali corridoi logistici. A fotografare questa trasformazione è lo studio internazionale “Old trade routes for new trade wars?” pubblicato da Allianz Trade, leader globale nell’assicurazione dei crediti commerciali.
In un contesto in cui imprese e governi si trovano costretti a ripensare le proprie catene di approvvigionamento e sbocco, il commercio internazionale si sta facendo più regionale e sempre più influenzato da logiche di alleanza politica. Secondo il report, un aumento del 10% della distanza geopolitica tra due Paesi comporta una riduzione del 2% dei flussi bilaterali. A questo si aggiunge un dato allarmante: le misure restrittive applicate al commercio sono triplicate nell’ultimo anno, interessando ormai quasi il 20% delle importazioni mondiali. Di fronte a questa nuova realtà, aziende e operatori logistici si muovono per diversificare mercati e rotte, cercando di ridurre l’esposizione ai rischi e contenere i costi di trasporto, sempre più volatili.
Le previsioni di Allianz Trade per il biennio 2026-2027 indicano un rallentamento del commercio globale di beni e servizi, rispettivamente a +0,6% e +1,8%. Un segnale chiaro dell’impatto ritardato delle tensioni commerciali e delle difficoltà che le infrastrutture attuali dovranno affrontare. I passaggi storici del commercio mondiale, come il Canale di Suez e quello di Panama, mostrano livelli crescenti di vulnerabilità. Il primo, che veicola circa il 12% del traffico globale, ha visto i transiti ridursi fino al -70% a causa delle tensioni nel Mar Rosso, mentre il secondo ha subito un calo del -40% della capacità per via della siccità. Questi eventi hanno generato una forte instabilità nei trasporti: la volatilità dei noli container è triplicata dal 2020 e uno shock di capacità del 20% può raddoppiare le tariffe di trasporto in un solo anno.
In questo scenario emergono nuovi hub e corridoi strategici.
Lo studio di Allianz Trade evidenzia la crescente centralità di Paesi come Vietnam, Emirati Arabi Uniti, Malesia e Arabia Saudita, che si stanno affermando come snodi logistici e piattaforme produttive globali. Il Middle Corridor, che collega Cina ed Europa passando per l’Asia Centrale e il Caucaso, ha registrato una crescita dell’86% dei volumi nel 2023. Queste rotte alternative non sostituiscono le vie tradizionali, ma le affiancano, contribuendo a rafforzare la resilienza delle supply chain mondiali.
Per l’Italia, fortemente esposta al commercio estero con oltre il 30% del PIL legato all’export e filiere produttive integrate a livello globale, la trasformazione in atto rappresenta una sfida cruciale ma anche un’opportunità. Il fabbisogno stimato per potenziare le infrastrutture di trasporto – via nave, rotaia, gomma e aereo – supera i 130 miliardi di euro entro il 2035. I fondi del PNRR non sono sufficienti a coprire questa cifra, rendendo necessario un approccio integrato tra pubblico e privato. Alcuni settori, in particolare, potrebbero trarre vantaggio dalla diversificazione delle rotte, a patto di saper cogliere le nuove dinamiche.
“Il commercio internazionale non si sta riducendo ma si sta trasformando” ha dichiarato Luca Moneta, senior economist emerging markets di Allianz Trade. “In questa nuova fase, la vicinanza geopolitica e la resilienza logistica contano tanto quanto il prezzo e la qualità dei prodotti. Per le imprese italiane sarà cruciale diversificare rotte e partner e rafforzare la propria presenza nei nuovi hub commerciali in Asia, nel Golfo e in Europa orientale. Chi saprà costruire catene di fornitura più flessibili potrà trasformare l’incertezza in un vantaggio competitivo duraturo”, ha concluso Moneta.