
La Covip ha pubblicato i dati statistici sull’andamento della previdenza complementare. Alla fine del 2023, le posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari sono risultate essere 10,7 milioni, il 4% in più rispetto alla fine del 2022. A tali posizioni, che includono anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti di 9,610 milioni (+4%).
I fondi negoziali registrano 211.000 posizioni in più rispetto alla fine dell’anno precedente (+5,5%), per un totale che supera i 4 milioni.
Gli incrementi maggiori continuano a rilevarsi nel fondo rivolto al settore edile (+87.700 posizioni), destinatario dell’adesione contrattuale di lavoratori attraverso il versamento di un contributo, ancorché di importo modesto, a carico del solo datore di lavoro, e nel fondo del pubblico impiego (+37.600 posizioni), per il quale è attiva l’adesione anche tramite silenzio-assenso per i lavoratori di nuova assunzione; segue il fondo destinato al settore del commercio, turismo e servizi (+15.700 posizioni).
Nelle forme pensionistiche di mercato, si contano 109.000 posizioni in più nei fondi aperti (+5,9%) e 83.000 in più nei PIP (+2,2%). Alla fine dell’anno, il totale delle posizioni in essere in tali forme è pari, rispettivamente, a 1,950 milioni e 3,781 milioni.
Le risorse in gestione e i contributi
Le risorse destinate alle prestazioni totalizzano 222,6 miliardi di euro, in crescita dell’8,2% rispetto ai 205,6 miliardi di fine 2022. Circa i tre quinti dell’incremento è dipeso dal miglioramento dei corsi dei titoli in portafoglio; il resto è dovuto ai flussi contributivi al netto delle uscite. L’attivo netto è di 67,9 miliardi di euro nei fondi negoziali, aumentato dell’11,1% rispetto alla fine dell’anno precedente; esso si attesta a 32,6 miliardi nei fondi aperti e a 49,9 miliardi nei PIP, rispettivamente, il 16,3 e il 9,8% in più nel confronto con la fine del 2022.
Nel corso del 2023 l’ammontare dei contributi incassati da fondi negoziali, fondi aperti e PIP è pari a 14,7 miliardi di euro, in crescita del 5,7% sul 2022. L’incremento risulta del 7,7% nei fondi negoziali e del 7,4 nei fondi aperti, mentre è minore nei PIP (2,3 per cento).
I rendimenti
Nel 2023 tutte le tipologie di forme pensionistiche e di comparti registrano in media risultati positivi, con valori più elevati per le gestioni con una maggiore esposizione azionaria.
Per i comparti azionari si riscontrano rendimenti in media pari al 10% nei fondi negoziali, all’11,3 nei fondi aperti e all’11,4 nei PIP.
Nelle linee bilanciate i risultati sono in media pari al 6,9% nei fondi negoziali, all’8,3% nei fondi aperti e al 7,1% nei PIP; più contenuti sono i rendimenti dei comparti obbligazionari e garantiti.
Valutando i rendimenti su orizzonti temporali più coerenti con le finalità del risparmio previdenziale, negli ultimi dieci anni (da inizio 2014 a fine 2023) i rendimenti medi annui composti delle linee a maggiore contenuto azionario si collocano intorno al 4-4,5 % per tutte le tipologie di forme pensionistiche; per le linee bilanciate, i rendimenti medi sono compresi tra il 2 e il 3 %. Le linee garantite e quelle obbligazionarie mostrano invece rendimenti medi vicini allo zero o di poco superiori; le gestioni separate di ramo I dei PIP, che contabilizzano le attività al costo storico e non al valore di mercato, ottengono un rendimento dell’1,8%. Nello stesso periodo, la rivalutazione del TFR è risultata pari al 2,4%.
Osservando la distribuzione dei risultati dei singoli comparti tra le diverse tipologie di forma pensionistica e le diverse linee di investimento, tutti i comparti azionari e anche una buona parte dei bilanciati mostrano rendimenti più elevati rispetto agli altri e al TFR. Per ciascuna tipologia di linea di investimento, i fondi negoziali mostrano nel complesso una dispersione dei rendimenti dei singoli comparti inferiore a quella che registrano fondi aperti e PIP.