Exor non molla la presa su Partner Re e continua a ribadire la validità della propria offerta e lo fa attraverso la presentazione di un nuovo piano dettagliato per illustrare agli analisti i motivi che hanno spinto la holding della famiglia Agnelli a portare avanti una battaglia senza esclusioni di colpi con il Cda del riassicuratore statunitense.
Nella presentazione Exor ribadisce molte delle argomentazioni alla base della sua proposta ma per rafforzarle fornisce una serie di dati tecnici e analisi.
La holding torinese è sempre convinta di fornire ai soci di PartnerRe un valore superiore rispetto alla proposta di fusione con Axis sia “alla chiusura che nel futuro” in virtù di un prezzo di 137,5 dollari a premio, per esempio, del 10% rispetto al valore implicito della transazione concorrente. L’offerta cash di Exor fornisce “un valore più sicuro” rispetto al deal Axis in quanto non vi sono “rischi legati alle perdite da grandi catastrofi, all’attuazione di un complesso processo di integrazione, alle performance dei mercati e alle sfide del contesto operativo”. Per sostenere le sue argomentazioni, Exor sottolinea inoltre come la creazione di valore della transazione prospettata da PartnerRe con Axis non è per esempio “sufficiente” a raggiungere il premio offerto dalla holding torinese nè i possibili ritorni che gli azionisti della società americana riuscirebbero a cogliere reinvestendo i proventi ottenuti con l’adesione all’offerta italiana.
Exor definisce quindi “irrealistici” il valore assegnato alla fusione PartnerRe/Axis e le assunzioni del relativo piano industriale. Secondo la holding torinese “manca di credibilità” soprattutto la rappresentazione del valore futuro e attuale della transazione proposta in quanto, tra le altre cose, vengono assunti “multipli di crescita irrealistici sulla base di una selezione di concorrenti che storicamente hanno sovraperformato” Axis e PartnerRe. Irrealistici vengono considerati anche i target del piano industriale al 2017 dell’eventuale gruppo frutto della fusione con introiti pre-tasse da gestioni di capitale di terze parti per 60 milioni di dollari in meno di due anni, più di quattro volte rispetto a quanto raggiunto in passato da iniziative lanciate con successo dai concorrenti.