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Fondazione ANIA, la sicurezza stradale deve essere una priorità del Governo

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Mercoledì, 7 Agosto, 2013 - 08:53
Autore: Gillespie

“La sicurezza stradale deve essere una priorità nell’agenda del Governo italiano. La più grande tragedia nazionale per numero di morti e feriti, non può essere considerata un tema attuale solo in occasione di eventi come il drammatico incidente del bus di domenica sera, per le cui vittime esprimiamo sentito cordoglio. Condividiamo le parole del Presidente del Consiglio, Enrico Letta, che ha parlato di centralità del tema della sicurezza stradale, anche se riteniamo doveroso sottolineare la necessità di impostare una strategia chiara e definita da parte delle autorità preposte”. È questo il commento di Aldo Minucci, Presidente della Fondazione ANIA per la Sicurezza Stradale, nei giorni in cui l’Italia è in lutto per la morte di 38 persone nel grave incidente che ha coinvolto un bus turistico precipitato da un cavalcavia sulla A16.

“Gli incidenti stradali – aggiunge Minucci – non sono una fatalità, ma la conseguenza di una serie di concause, dovute ad una mancanza di attenzione per le politiche di prevenzione. Nel solo 2011, sulle strade del nostro Paese hanno perso la vita 3860 persone e quasi un milione sono restate ferite, 100mila delle quali hanno riportato lesioni permanenti gravi. A queste cifre drammatiche, si aggiunge il costo sociale degli incidenti stradali, stimato in 28miliardi di euro l’anno, 2 punti percentuali del pil. All’indomani della tragedia sulla A16 è giusto interrogarsi sulle cause dell’incidente, ma è ancor più opportuno definire una strategia di azione che faccia della prevenzione la propria linea guida”. Un intervento a 360 gradi che non deve essere focalizzato solo sugli aspetti infrastrutturali, ma che deve riguardare anche abitudini e stili di guida degli italiani.

“Oggi si punta il dito contro possibili cause infrastrutturali – conclude Minucci – ma è necessario avere una visione più ampia del problema. L’Italia non ha raggiunto l’obiettivo comunitario del dimezzamento delle vittime della strada entro il 2010. Nel nostro Paese, negli ultimi 10 anni, sono morte oltre 50mila persone a causa degli incidenti stradali. E’ come se fosse stata cancellata dalla cartina geografica una città di medie dimensioni. Analizzando questi numeri, dobbiamo tenere presente che il 20% degli incidenti stradali è causato dallo stato delle infrastrutture, mentre l’80% è riconducibile ad errati comportamenti del conducente. In quest’ottica, se sono fondamentali i 300milioni di euro di investimenti annunciati per migliorare la rete infrastrutturale, andando a rimuovere i cosiddetti “black point”, i punti critici della viabilità, ancor più importanti sono azioni educative e formative che riescano ad inculcare una profonda cultura del rispetto delle regole della strada. Un’azione che può essere supportata cercando di introdurre norme coerenti con l’evoluzione della circolazione e fornendo alle forze dell’ordine le risorse necessarie per farle rispettare. L’investimento in sistemi tecnologici, come il Tutor, è una delle possibili strade da seguire. È indispensabile, insomma, che il Governo metta tra le priorità la lotta all’incidentalità stradale e, al tempo stesso, avvii azioni che sollecitino l’impegno del settore pubblico, di quello privato e dei media, che svolgono un ruolo prioritario nell’opera di sensibilizzazione ed informazione della collettività. Solo così l’Italia, oggi agli ultimi posti nelle classifiche europee dell’incidentalità stradale, potrà aspirare a diventare leader europeo per sicurezza stradale, garantendo ai propri cittadini un diritto sacrosanto per un paese civile, ovvero quello alla mobilità a rischio accettabile”.

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