La performance del mercato globale M&A è tornata a crescere nel terzo trimestre 2022, secondo il Quarterly Deal Performance Monitor (QDPM) di WTW. Tra luglio e settembre, considerando il prezzo delle azioni, le società acquirenti hanno sovraperformato il mercato del 3,9% per le operazioni da oltre 10 miliardi di dollari.
I dati raccolti in collaborazione con l’M&A Research Centre della Business School di Londra (ex Cass Business School) rivelano come sia diminuita la propensione al rischio delle aziende. L’attività a livello globale è in netto calo, con solo 210 operazioni completate nel terzo trimestre del 2022 rispetto alle 264 dello stesso periodo nel 2021. Tuttavia, queste cifre indicano un ritorno ai livelli pre-pandemia, dopo il record del 2021 guidato da condizioni eccezionali.
Per la prima volta dal secondo trimestre 2019, negli ultimi tre mesi non si è concluso nessun mega deal da oltre 10 miliardi di dollari. Anche le operazioni di grandi dimensioni (oltre 1 miliardo di dollari) sono diminuite significativamente rispetto allo stesso periodo del 2021 (49 contro 67). Questo calo suggerisce un atteggiamento più cauto da parte degli acquirenti, che evitano i rischi delle operazioni più complesse e dedicano più tempo ai processi di due diligence in risposta al crescente controllo normativo in diversi mercati chiave.
Nonostante le numerose sfide (tassi d’interesse in aumento, inflazione alta, tensioni geopolitiche e un’incombente recessione economica) abbiano chiaramente pesato sui deal maker, il mercato M&A sta dimostrando una notevole capacità di resilienza.
Andrea Scaffidi, Head of Retirement di WTW, ha dichiarato: “Si preferisce la qualità alla quantità, gli investitori evitano asset instabili, seppur ad alto rendimento, concentrandosi invece su business più stabili e sicuri in grado di mitigare le preoccupazioni a breve termine del mercato”.
“È probabile che l'attività M&A prosegua a un ritmo più moderato verso la fine dell'anno. La preferenza per asset di qualità rafforza la necessità da parte delle aziende di puntare su operazioni con una logica strategica chiara e ben definita. È improbabile che le attività percepite solo come “accettabili” siano oggetto di negoziazioni in questo ambiente che desidera un livello di basso rischio”.
In generale, solamente gli acquirenti europei hanno sottoperformato il proprio indice regionale. Gli acquirenti dell’Asia-Pacifico (APAC) hanno sovraperformato del 14,4% con 49 operazioni completate nel terzo trimestre 2022. Anche gli acquirenti nordamericani hanno sovraperformato il proprio indice regionale del 4,5% con 98 operazioni chiuse tra luglio e settembre. I dealmaker europei invece, maggiormente colpiti dall'incertezza geopolitica e finanziaria globale, hanno sottoperformato del 6,7% con 51 operazioni concluse.
Scaffidi ha aggiunto: “Per la prima volta in molto tempo ci troviamo di fronte a un cocktail esplosivo di eventi, costituito dall’impennata dell’inflazione e da tassi d’interesse in aumento, insieme alla crescita degli interventi normativi, che applicano ulteriori pressioni a un'economia globale già fragile. Nonostante questi grandi ostacoli di natura geopolitica e finanziaria, e la probabilità di ulteriori shock in arrivo, le operazioni di fusione e acquisizione proseguono a ritmo sostenuto.
“Anche se le condizioni finanziarie si sono fortemente inasprite nei primi nove mesi del 2022, c'è ancora una gran quantità di capitale sicuro a disposizione, in quanto alcuni investitori vedono le attuali condizioni come un'opportunità d’acquisto e le società di private equity hanno bisogno di investire grandi somme entro la fine dell'anno. Prevediamo che la concorrenza per le tecnologie, le priorità ESG, la resilienza della catena di approvvigionamento e le operazioni a prova di recessione guideranno le operazioni nel 2023, mentre le aziende si stanno destreggiando tra le attuali incertezze di mercato e stanno pianificando la crescita a lungo termine”.