
Era stato lo stesso presidente Emmanuel Macron a promettere, due anni fa, la revisione del sistema di risarcimento dei danni causati da inondazioni. Tuttavia, ancora oggi, non c’è traccia di quanto promesso e davanti ai danni causati dal maltempo nel Sud della Francia, la questione torna a galla.
I disastri naturali sempre più intensi in un contesto di riscaldamento globale rischiano di mandare in crisi il sistema di copertura, attualmente finanziato da un supplemento di polizza assicurazione danni e infortuni (12%).
L’attuale modello, creato nel 1982, opera grazie a un partenariato pubblico-privato, e consente ai francesi di essere risarciti quando i loro beni vengono distrutti da inondazioni, episodi di siccità, terremoti, valanghe o anche venti ciclonici. Macron aveva promesso “un sistema più veloce, più generoso con i danneggiati, ma anche maggiori incentivi”, ma della riforma del regime “CatNat” a lungo auspicata anche dagli stessi assicuratori non si vede traccia.
Eppure l’argomento è fonte di grandi preoccupazioni. Il moltiplicarsi delle catastrofi naturali, sempre più intense, in un contesto di riscaldamento globale potrebbe nel medio termine mettere sotto pressione il sistema di copertura, oggi finanziato da una soprattassa sui contratti di assicurazione danni (12%).
Per evitare un aumento significativo del costo del sistema a carico degli assicurati, sarebbe importante lavorare innanzitutto sulla prevenzione, anche in considerazione che secondo un buon numero di esperti, la “cultura del rischio” è lungi dall’essere sufficientemente sviluppata in Francia.
Tra le possibili modifiche al regime “CatNat” c’è il funzionamento del “fondo Bander”, che finanzia le politiche di prevenzione.
Un recente report del riassicuratore pubblico CCR mostrava preoccupazione per un possibile “prosciugamento” del flusso di cassa di questo fondo entro il 2022.