Si è svolto nei giorni scorsi il convegno “Cambiamenti climatici: la sfida globale per un futuro green. Dal ruolo strategico delle Assicurazioni agli impatti sull'economia: i possibili scenari”, organizzato dall’associazione Premio Minerva Anna Maria Mammoliti presso la Sala Tevere della Regione Lazio.
Nel corso dell’appuntamento, riferisce Teleborsa, Simona Andreazza, Funzionario Servizi Danni non auto di Ania ha spiegato: “I rischi che prima erano considerati straordinari adesso sono diventati una nuova normalità, questo ovviamente pone il comparto assicurativo e i tutti gli attori coinvolti nella gestione dei rischi climatici ad effettuare delle riflessioni. Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito ad un aumento del 40% dell'intensità della frequenza degli eventi atmosferici avversi, questo ha portato ad un incremento dei danni. Secondo le nostre stime, in Italia i danni causati annualmente dal cambiamento climatico ammontano a circa 10 miliardi di euro, che includono danni alle infrastrutture, all’agricoltura, costi di prima emergenza e danni a edifici privati”.
Andreazza ha poi ricordato la cronica sottoassicurazione che caratterizza il nostro Paese. “Pensiamo che il 44% delle abitazioni civili in Italia ha una polizza incendio, poco più del 5% ha una copertura contro gli eventi catastrofali. La situazione sicuramente migliora sul fronte delle grandi imprese che ormai hanno quasi tutte queste coperture assicurative, con un tasso di penetrazione di oltre il 90% però considerando che il cardine della nostra economia è rappresentato dalle piccole e medie imprese, anche qui il livello di diffusione delle coperture è molto esiguo, intorno al 15%”.
La soluzione per superare questa condizione di scarsa tutela? “Un sistema pubblico-privato fondato su mutualizzazione dei rischi e prevenzione”.
Il tema del cambiamento climatico ha anche un risvolto economico, con effetti rilevanti sul Pil. Di questo ha parlato Amedeo Argentiero, professore associato di Economia Politica presso l'Università degli Studi Internazionali di Roma, che ha citato un recente studio Bankitalia stando al quale “sulla base delle analisi effettuate incrementi che portassero le temperature medie nel 2100 a essere più elevate di +1,5°C rispetto a oggi (uno scenario corrispondente a un quadro di future emissioni di gas serra “intermedio”), il Pil pro capite potrebbe risultare alla fine del secolo tra il 2,8 e il 9,5% inferiore rispetto al valore che avrebbe nel caso in cui crescesse del 2 per cento l’anno, il ritmo medio registrato nel secolo scorso”.
Dal convegno è quindi emerso che il cambiamento climatico non è più un rischio ma già una realtà: fondamentale nell’azione di contrasto una transizione energetica verso forme di energia pulita, come ha sottolineato Sara Romano, esperta di energia. Romano ha spiegato come la necessità di promuovere il paradigma della sostenibilità abbia portato ad un netto cambio di passo anche nell’approccio alla questione energia, ponendo la transizione energetica al centro dell'agenda dell’Unione Europea, con un’enfasi sempre maggiore su energie rinnovabili, efficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas serra.