Un nuovo studio del MIT pubblicato da “Nature Communications” aggiorna il dibattito sulle variazioni del numero di perturbazioni tropicali e le sue cause, argomento finora controverso per la scarsa affidabilità dei dati storici. Lo studio rileva infatti che gli uragani sono davvero diventati più frequenti nell’Atlantico del nord negli ultimi 150 anni. E la causa è proprio il cambiamento climatico.
Se nel 1850 i meteorologi avessero avuto la tecnologia di cui disponiamo oggi, avrebbero registrato più uragani e tempeste tropicali? Un dubbio che ha sempre caratterizzato il dibattito sui dati storici e sulle certezze che il climate change fosse il responsabile dell’aumento di frequenza di uragani e tempeste tropicali.
Per ricostruire il passato, i ricercatori del MIT hanno incrociato i dati delle osservazioni storiche, le statistiche sulle traiettorie delle perturbazioni atlantiche, e il clima degli ultimi 150 anni ricostruito grazie a modelli climatici.
Da questa approfondita analisi i ricercatori hanno concluso che è altamente probabile che perturbazioni come gli uragani, cicloni e tifoni abbiano oggi la stessa frequenza del passato, tranne nell’Atlantico del nord, dove invece il cambiamento delle condizioni climatiche ha molto probabilmente causato l’incremento del numero di uragani e di tempeste tropicali. La crescita riguarda soprattutto i fenomeni di maggiore intensità, che crescono di numero e l’energia liberata da quelli che arrivano fino alla terraferma, che sono diventati più devastanti.
Se sul lungo periodo il condizionale è d’obbligo, sulle tendenze a breve termine non ci sono discussioni: la stagione degli uragani che si è appena conclusa è stata la terza più violenta di sempre, per il secondo anno di fila i meteorologi hanno esaurito la lista di nomi per gli uragani, e da 6 anni a questa parte ogni stagione è sopra la norma.