
Il pagamento tramite cellulare. Poi: i trasferimenti di denaro tra utenti privati, sfruttando siti d’imprese o enti di “social lending”. Ancora: la raccolta fondi, sempre via Internet, basata su migliaia di piccoli contributi per, ad esempio, sostenere un progetto comune. Sono alcuni dei servizi FinTech che anche in Italia prendono sempre più piede.
Secondo l’Osservatorio Fintech & Digital Finance della School of Management del Politecnico di Milano, nel corso dell’ultimo anno il 16% degli italiani ha utilizzato servizi FinTech. Una percentuale che raddoppia (34%) se si considerano solo i Millennials che hanno principalmente utilizzato il “mobile payment” (15%), prima di altri servizi come la “strong authentication” (8%), i trasferimenti di denaro “peer to peer” (7%), la consulenza robotizzata (1%).
Insomma una voglia d’innovazione che, peraltro, è confermata dal comportamento sui canali digitali delle stesse banche italiane. Quali caratteristiche dovranno avere in futuro gli istituti di credito italiani? Gli esperti del Polimi hanno rilevato la forte domanda di servizi di base gratuiti. Inoltre le banche, da qui a 5 anni, dovrebbero garantire velocità, disponibilità 24 ore su 24 sette giorni su sette, trasparenza e, per le operazione più complesse, incontri con il personale in filiale. In particolare, poi, i Millenials sembrano meno “preoccupati” riguardo al tema dei costi. Una condizione che, da un lato, può forse spiegarsi con il dare per scontato la gratuità dei servizi bancari di base. E che, dall’altro, non coinvolge i meno giovani i quali, evidentemente, ricordano i costi significativi caricati sul semplice bonifico.
Nel rapporto Fintech, retail e banche lo studio del Polimi analizza l’espansione di attori non finanziari (ne sono stati censiti 51 a livello internazionale) che vogliono crescere nel mondo bancario. Di questi il 78% (40 aziende) sono coloro che rappresentano la maggiore minaccia per gli istituti tradizionali. Si tratta delle grandi corporation (ad esempio Walmart), dei big digitali (da Facebook ad Amazon), dei provider tecnologici (Apple o Samsung) e delle società di Tlc (ad esempio Orange). La novità dell’analisi è che sono state considerate le soluzioni finanziarie da loro offerte. Oltre la metà (56%) sono servizi e prodotti dedicati sia ai clienti già esistenti che a potenziali nuovi utenti. E non solo: si tratta di soluzioni non correlate al core business dell’azienda.