
In un momento storico segnato da crisi climatiche, instabilità geopolitica e crescente incertezza economica, il tema della protezione assicurativa torna a occupare il centro del dibattito pubblico. Eppure l’Italia rimane uno dei Paesi meno assicurati d’Europa: secondo i dati ANIA, il rapporto premi/PIL si attesta intorno al 7%, ben al di sotto del 12% registrato da Francia e Germania e distante dal 16% del Regno Unito. Meno del 5% delle PMI risulta coperto da polizze contro eventi catastrofali e solo un quarto delle famiglie dispone di un’assicurazione adeguata sulla casa.
È dentro questa cornice che nasce “Insurance Inclusion – Più polizze, per tutti, ovunque”, il nuovo volume di Simone Ranucci Brandimarte, presidente e co-fondatore dell’Italian Insurtech Association, e di Liliana Troaca, segretario generale della stessa associazione, pubblicato da EGEA e in presentazione all’Italian Insurtech Summit del 20 e 21 novembre al Milano Luiss Hub.
Il libro si propone come una voce collettiva dell’ecosistema insurtech italiano: non un semplice saggio sulla trasformazione digitale del settore, ma un manifesto che raccoglie idee, esperienze e visioni di compagnie, startup, istituzioni e professionisti impegnati a rendere l’assicurazione più inclusiva e accessibile. Gli autori individuano nell’Insurance Inclusion la leva per trasformare le polizze in un fattore di giustizia sociale, sviluppo economico e stabilità collettiva, spostando l’attenzione dalle tecnologie in sé al loro impatto sulla vita delle persone. Dalle pagine del volume emerge infatti con chiarezza come la digitalizzazione, pur rappresentando la più grande opportunità per ampliare la platea degli assicurati, non sia sufficiente senza un profondo cambiamento culturale.
Gli strumenti esistono già: intelligenza artificiale, analisi predittiva, modelli di embedded insurance capaci di ridurre costi e burocrazia, rendere più semplici i percorsi di acquisto e costruire esperienze personalizzate e trasparenti. Ma la tecnologia può essere davvero abilitante solo se accompagnata da una nuova cultura della protezione, capace di avvicinare cittadini e imprese al concetto di rischio e trasformare l’assicurazione in un diritto diffuso, al pari della sanità e dell’istruzione. L’inclusione, osservano gli autori, si fonda su educazione, fiducia e competenze: solo una popolazione consapevole del valore del rischio può diventare più resiliente e considerare l’assicurazione non una spesa accessoria, ma uno strumento di reale empowerment. Il volume delinea un modello assicurativo più aperto e trasparente, basato sulla collaborazione tra istituzioni, compagnie, startup e cittadini, in cui pubblico e privato lavorano insieme per costruire una “protezione diffusa”, fatta di coperture integrate, personalizzate e sostenibili.
Una visione che Ranucci Brandimarte riassume così: «L’Insurance Inclusion non è una moda né una strategia di marketing, ma una necessità sociale ed economica. Se vogliamo che l’assicurazione diventi davvero parte del contratto sociale del XXI secolo, dobbiamo renderla comprensibile, accessibile e alla portata di tutti. In questo percorso, l’educazione assicurativa gioca un ruolo essenziale: serve a diffondere consapevolezza e fiducia, aiutando cittadini e imprese a riconoscere il valore della protezione assicurativa come leva di stabilità e sviluppo. Solo attraverso collaborazione, dati e formazione possiamo trasformare questa fase in un motore di crescita e resilienza per il Paese». “Insurance Inclusion” diventa così una vera chiamata all’azione: un invito rivolto all’intero sistema assicurativo, alle istituzioni e alla società civile affinché la protezione assuma un ruolo strutturale nel futuro del Paese.