I numeri parlano di un trend positivo per gli investimenti in Insurtech in Italia nel 2021: 80 milioni di euro nel solo terzo trimestre, contro i 60 milioni di euro che hanno caratterizzato i primi sei mesi e i 50 milioni di tutto il 2020.
Tali valori includono investimenti in star up, investimenti tecnologici & digitali interni alle compagnie e collaborazioni con fornitori esterni. Le stime prevedono investimenti per oltre 100 milioni di euro nel quarto trimestre del 2021, arrivando così a un totale sull’anno di oltre 250 milioni di euro. È quanto emerge dall’Investment Index che Italian Insurtech Association ha realizzato in collaborazione con l’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano.
Resta tuttavia un gap da colmare rispetto agli altri Paesi europei. Basti pensare che la stima degli investimenti in Insurtech da parte della Francia per l’anno in corso è di 1,2 miliardi di euro e che Gran Bretagna e Germania arriveranno a quasi 1,5 miliardi di euro.
Il gap principale si registra negli investimenti in start up Insurtech: a livello mondiale nel Q3 del 2021 sono stati investiti 3,1 miliardi di dollari per un totale dei primi nove mesi dell’anno di quasi 11 miliardi di dollari. Di questi circa un terzo sono in Europa (per un valore di circa 3,5 miliardi di dollari), mentre in Italia la cifra è sorprendentemente bassa: neppure 20 milioni di dollari, pari a meno dell’1% di quanto investito in Europa in start up Insurtech.
Ed è proprio questo uno dei principali ostacoli da superare per far decollare gli investimenti in Insurtech e accelerare il processo di innovazione dell’intero settore assicurativo nel nostro Paese. Infatti solo il 24% delle compagnie ha effettuato almeno un investimento in start up nei primi 9 mesi del 2021 (19% a fine 2020), mentre il 75% ha avviato almeno un progetto interno (63% a fine 2020) e l’84% ha realizzato almeno una partnership con start up o altri player dell’innovazione (75% a fine 2020).
“Manca in Italia quel dinamismo e quella vivacità che caratterizza altri mercati europei e soprattutto gli Stati Uniti, in particolare per quanto riguarda gli investimenti in start up Insurtech la cui attività è strategica per la nascita di nuovi progetti, prodotti e servizi in ottica sempre più digitale e per la creazione di valore. In generale, anche gli investimenti in borsa sono principalmente orientati verso realtà e mercati consolidati, anziché nuove realtà imprenditoriali innovative. In questo modo viene meno quel circolo virtuoso per cui i capitali investiti riescono a sostenere lo sviluppo del settore Insurtech con importanti ricadute sull’intero comparto assicurativo in termini di crescita e performance”, ha commentato Simone Ranucci Brandimarte, presidente di IIA-Italian Insurtech Association.
In generale in Italia gli investimenti verso il mondo delle start up e dell’innovazione è indietro rispetto a quanto accade a livello internazionale, come emerge se si guarda al mercato del Venture Capital. Come evidenziato dall’ associazione AIFI nei suoi report, nel nostro Paese nel primo semestre del 2021 ci sono state operazioni per un valore complessivo di 112 milioni, contri i 127 miliardi degli Stati Uniti, con un numero stimato di operazioni pari a 7058. In Italia gli investimenti in start up da parte di capitali nazionali e esteri sono stati di 399 milioni per 100 operazioni. Secondo Brandimarte, “c’è bisogno di maggior coraggio da parte di privati e investitori a sostenere le start up, in generale, e soprattutto quelle Insurtech, dove il gap con altri Paesi europei e oltre oceano è ancora più evidente. Al di là della disponibilità di capitali ci vuole un approccio diverso nei confronti delle start up, con una visione di lungo periodo e una maggiore propensione culturale al rischio, senza fermarsi all’immediato ritorno degli investimenti. Solo così è possibile aiutare la crescita e lo sviluppo del settore Insurtech e di tutto l’ecosistema assicurativo. Altro aspetto importante è colmare il gap di competenze che ancora sussiste tra start up e mondo assicurativo tradizionale, che rappresenta una freno per la partenza di nuovi progetti”.