
Gli incidenti stradali in Iran causano circa 28.000 morti l’anno. Il tasso è di venti volte superiore alla media mondiale. Secondo recenti statistiche ogni anno circa 1,2 milioni di persone perdono la vita e circa 20-50 milioni riportano ferite o rimangono disabili.
È stato stimato che ogni 19 minuti una persona perde la vita sulle strade in Iran e ogni due minuti una famiglia riceve la notizia che uno dei suoi cari è sopravvissuto a un incidente con lesioni gravi o disabilità a vita. L’Iran attraverso il Ministero della Salute, il Wealfare, le forze di polizia e il Comune di Teheran ha avviato una campagna di sensibilizzazione per contribuire a ridurre i tassi di mortalità e le lesioni causate dagli incidenti stradali, ma la vera novità, per certi versi rivoluzionaria, è un’altra.
Nei giorni scorsi è stata approvata una legge che sancisce l’uguaglianza in Iran, almeno per le assicurazioni, tra uomini e donne.
Prima di questo annuncio, dato da Nejatollah Ebrahimian, un giurista membro del Consiglio, in caso di incidenti stradali le assicurazioni pagavano la metà dei danni se la vittima era una donna. Il motivo è molto semplice: le assicurazioni pagavano di più per chi, attraverso il proprio lavoro, mantiene la famiglia. Ma nell’Iran del 2016 molte cose sono cambiate. “La giustificazione per l’uguaglianza di trattamento si basa sul fatto che molte donne sono capo-famiglia e, in caso muoiano in incidenti, i loro cari si troveranno in gravi difficoltà economiche”, ha spiegato l giurista iraniano. Di sicuro un passo avanti per la parità dei sessi, ma la strada è certamente molto lunga. Ancora oggi, le donne sono discriminate in vari settori della vita pubblica: possono viaggiare all’estero solo con l’autorizzazione di un tutore; la loro parola in tribunale vale la metà di quella di un uomo; il diritto ereditario ancora le penalizza. Sicuramente sono avvenuti notevoli e incoraggianti cambiamenti e oggi il tasso di alfabetizzazione nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni raggiunge quasi il cento per cento. Tuttavia, la condizione subalterna delle cittadine iraniane, rispetto agli uomini, rimane complessivamente subalterna.