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Secondo Roberto Monaco, segretario della Federazione nazionale degli Ordini dei medici (Fnomceo) la legge Gelli-Bianco “contribuirà a rendere omogenea la gestione del rischio clinico in tutta Italia, riducendo la medicina difensiva e restituendo serenità al rapporto medico-paziente. Ora aspettiamo i decreti attuativi, in particolare quello sulle assicurazioni. Certo, lo stallo legato alle elezioni ha pesato, ma chiediamo di riprendere subito il lavoro e soprattutto che cittadini e medici vengano coinvolti nelle decisioni: parliamo della nostra vita”.
Si tratta di una legge attesa da tempo che interviene in un settore che ha registrato oltre 15 mila sinistri nel 2016. In base ai dati Ania quasi 3.800 erano relativi a polizze stipulate dalle strutture sanitarie pubbliche, oltre 3 mila a quelle sottoscritte dal privato e circa 8.500 relativi al personale sanitario.
L’Ania sottolinea come dal 2010 al 2016 il numero dei sinistri denunciati per responsabilità civile medica si sia sostanzialmente dimezzato, visto che nel 2010 le denunce ammontavano a circa 30 mila. A questo positivo andamento ha contribuito particolarmente il settore delle strutture sanitarie pubbliche, progressivamente uscite dal perimetro delle coperture assicurative a favore (a livello di alcune regioni) di forme di auto-ritenzione del rischio e i cui sinistri denunciati sono diminuiti del 77% dal 2010 al 2016. Diminuiti anche i sinistri denunciati dalle strutture sanitarie private (-41%).
Il comparto, notoriamente tutt’altro che redditizio, è stato pressochè abbandonato dai grandi gruppi assicurativi. Nel 2016 raccoglievano premi 39 compagnie (29 italiane e 10 estere), suddivise fra le diverse categorie di rischio. con il 95% dei premi è raccolto da appena 3 imprese straniere e da un’impresa italiana.
“Dalla legge Gelli-Bianco - evidenzia Monaco - trarrà benefici anche il rapporto tra cittadini e medici: abbiamo l’Osservatorio nazionale delle buone pratiche istituito presso ‘'Agenas, e si sta lavorando sulle linee guida, elemento cruciale della normativa. Un ruolo importante spetterà alla formazione, ma non posso non segnalare che siamo di fronte a un cane che si morde la coda: si parla di sicurezza ma non si vuole investire sull’aumento del personale, laddove sappiamo che quando c’è carenza di operatori aumenta il rischio di sinistri. La qualità, anche quella del Ssn, ha un costo, che però in realtà è un investimento. Chi sbaglia è giusto che paghi, ma è arrivato anche il momento di tagliare i costi esorbitanti e inutili della medicina difensiva. Ebbene, aspettiamo i decreti attuativi e sottolineiamo che i medici vogliono essere coinvolti”.