
Ai piani alti degli uffici dei Lloyd’s of London si sta lavorando in questi giorni per definire il piano strategico post-Brexit che verrà reso noto agli inizi del prossimo anno, insieme al calendario che scandirà lo spostamento dei propri affari in uno dei Paesi dell’Unione europea. Mossa che suscita diverse preoccupazioni a Londra, ma che era stata ampiamente anticipata dal presidente John Nelson.
Secondo un articolo di ieri del Financial Times la rosa delle possibili destinazione comprenderebbe cinque Paesi ma, al momento, non sarebbe stata presa ancora alcuna decisione che sarà sottoposta all’attenzione dei propri membri nel prossimo mese di febbraio.
Agli inizi dell’anno Nelson aveva avvertito del rischio Brexit, con la conseguente perdita per Londra del polo di riferimento mondiale per l’industria assicurativa, dopo 328 anni. Un rischio diventato realtà dopo il referendum. “Se non avremo accesso al mercato unico europeo, noi ed altri saremo costretti a dover gestire gli affari nel continente europeo. A perderci non saremo noi o il mondo dell’industria, ma sarà Londra”.
Nelson ha anche detto che riponeva molte speranze nel fatto che il Regno Unito potesse trovare un accordo con l’UE per mantenere i “passporting rights”, che permettono alle compagnie britanniche di vendere servizi all’interno del continente europeo, dagli uffici del Regno Unito. Diritti che sono fondamentali per poter operare e, quindi, c’era la necessità di agire subito e non prendere tempo come invece si è fatto. Ora quindi i Lloyd’s guardano al continente europeo che attualmente garantisce l’11% dei ricavi complessivi del mercato specializzato londinese.
“L’assicurazione è una disciplina nobile e in comune con le altre istituzioni finanziarie ha la necessità di mettere in atto i propri progetti, almeno a titolo precauzionale”. Per i Lloyd’s l’opzione preferita continua a rimanere Londra e l’eventuale spostamento in un altro paese europeo costerebbe alcune decine di milioni.