
Tra scioperi e presidio permanente presso la sede di Cologno Monzese (Milano), le proteste dei lavoratori italiani di Direct Line vanno avanti da oltre un mese. Una mobilitazione pesante quella messa in piedi dagli 847 dipendenti della compagnia del telefono rosso, passata sotto le bandiere spagnole di Mapfre, che non è servita a bloccare gli intenti della compagnia che procederà ai licenziamenti collettivi annunciati.
Il numero degli esuberi rimane fermo a duecento lavoratori e la Compagnia ha disdettato tutti gli accordi raggiunti finora con i sindacati (contratto integrativo aziendale, controllo a distanza e rientro totale delle attività sinistri attualmente esternalizzate).
Direct Line, attualmente terza compagnia online su scala nazionale, ha motivato la richiesta di esuberi con la difficile situazione aziendale, segnata dalla contrazione del 20% della raccolta premi sulle polizze auto, dal forte calo del premio medio, oltre a un generico aumento dei costi e decremento della profittabilità rispetto agli altri maggiori operatori del settore. Alla luce di tutto questo ha offerto un incentivo all’esodo bypassando i sindacati, fissando nel 15 settembre il termine ultimo per l’adesione da parte dei singoli dipendenti. Viene proposto uno scivolo ai lavoratori che arriverebbe fino a tre o quattro anni di stipendio, ma considerata l’età media dei lavoratori, intorno ai 40 anni, per molti di loro non sarebbe comunque un paracadute sufficiente visto l’attuale scenario del mondo del lavoro.
Altro provvedimento ipotizzato dalla Compagnia, questa volta nei confronti dei lavoratori che manterranno l’occupazione, sarebbe l’eliminazione delle provvigioni che vengono riconosciute a chi conclude positivamente le trattative con la clientela. Il che andrebbe ad abbassare i trattamenti economici a valori intorno ai 700-900 euro, che sarebbero decisamente inferiori a quelli garantiti dal CCNL SNA2014 per i dipendenti delle agenzie e insufficienti al mantenimento di condizioni di vita decorose.