Salta al contenuto principale
Home
  • Home
  • Notizie
    • Appuntamenti
    • Attualità
    • Brokers
    • Carriere
    • Comunicazioni aziende
    • Nuovi prodotti
    • Riassicurazione
    • Risk Management
    • Studi e ricerche
  • Insurtech
  • Interviste
  • Brokers
  • Annuario ASEFIBrokers
  • Contatti

PA: Italia agli ultimi posti in Europa per interazione digitale

Facebook Like Share on Facebook Tweet Widget Linkedin Share Button

Martedì, 7 Maggio, 2019 - 11:48
Autore: Gillespie

Secondo l’ultimo rapporto Agi-Censis l’Italia è agli ultimi posti in Europa per “interazione digitale” tra cittadini e pubblica amministrazione: nel 2018 solo il 24% degli italiani dichiara aver interagito con la PA per via telematica, contro il 92% dei danesi, il 71% dei francesi, il 57% degli spagnoli, con un valore medio nell’Unione Europea del 52%. Alle spalle del nostro Paese solo Bulgaria e Romania.

Dall’indagine sembra che il rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione stia migliorando, ma non soddisfa ancora la maggior parte degli italiani, che hanno giudizi critici sulla transizione al digitale. Inoltre, l’analisi fa scoprire che la popolazione ha un livello di competenze digitali decisamente basso e che una quota significativa di italiani vive in un mondo completamente “analogico”.

Per superare questa resistenza non può essere sufficiente digitalizzare i complicati processi esistenti: non è certo trasferendo scartoffie, firme e bolli della burocrazia dalla carta al web che si risolverà il problema. Saranno necessarie applicazioni semplici, facili da usare e utilizzabili sia su pc sia su smartphone, come sono ormai molte app dedicate all’e-commerce privato.

Ma quali sono le principali ragioni di questo ritardo?

“Da oltre trent’anni– spiega il segretario generale del Censis Giorgio De Rita – l’Italia spende tanta energia e moltissimi soldi per la digitalizzazione della pubblica amministrazione, più di qualsiasi altro Paese europeo. Abbiamo aperto, per primi, cantieri innovativi su qualsiasi terreno digitale: dai pagamenti alla fatturazione, dall’identità personale alla comunicazione certificata, dal deposito di atti giudiziari alle ricette mediche. Il risultato è sotto gli occhi di tutti e questi dati rimarcano ancora una volta il gravissimo ritardo d’innovazione nelle piattaforme digitali pubbliche e nel funzionamento della burocrazia. L’errore, che inesorabilmente ripetiamo, è puntare tutto sull’ultimo passo dei processi amministrativi, il più visibile e spendibile sul fronte del consenso politico, e di rinunciare a ogni innovazione negli schemi organizzativi, nella progettazione dei servizi, nella necessità di far parlare tra loro applicazioni e banche dati, nel tradurre la complessità burocratica in interazioni semplici per imprese e cittadini. Gli italiani si aspettano meno siti e tessere di plastica e molta più intelligenza”.

Tuttavia, dall’indagine qualche dato positivo emerge, anche se i cittadini sono ancora tendenzialmente insoddisfatti. Per esempio, oltre i due terzi degli italiani è convinta che il funzionamento delle strutture pubbliche non sia soddisfacente. In ogni caso, nel confronto con la rilevazione del 2017, la quota di chi ritiene che la pubblica amministrazione funzioni “molto male” si riduce dal 17,9% al 10,2%. Si riduce anche la quota di chi è convinto che funzioni “piuttosto male”: dal 52,1% al 50,8%. Ovviamente aumenta la quota di chi dà valutazioni positive: il “piuttosto bene” passa dal 24,3% al 33,2% mentre il “molto bene” è una netta minoranza: 3,1%. Complessivamente un paio d’anni fa i giudizi negativi erano espressi da tre quarti della popolazione.

Ma gli italiani come vorrebbero che fosse la pubblica amministrazione? Il 38,2% desidererebbe una riduzione dei suoi costi e della ridondanza burocratica dei procedimenti. Anche se solo il 23,6% ritiene che una riforma consenta al sistema pubblico di esercitare un reale traino sullo sviluppo del Paese. Complessivamente, oltre il 20% degli italiani è insoddisfatto del cambiamento in atto mentre quasi l’80% ritiene che il processo di digitalizzazione sia ancora troppo limitato nella sua diffusione e nella sua efficacia. Solo il 5,7% dei cittadini pensa che il processo sia già maturo e che la semplificazione cercata stia effettivamente avvenendo. Gli sforzi fatti sono del tutto insufficienti per l’8,1% della popolazione e per circa il 15% i cambiamenti già attuati sono fonte di ulteriori difficoltà avendo reso più complicato richiedere i servizi. 

Tag: 
Pubblica Amministrazione
Interazione Digitale
Europa

Articoli correlati

Attualità
Fondazione Allianz UMANA MENTE: il Bilancio di Missione 2024 e le nuove sfide per l’inclusione
Lunedì, 30 Giugno, 2025 - 09:39
Attualità
Educazione finanziaria a scuola: una svolta apprezzata, ma servono più strumenti
Lunedì, 30 Giugno, 2025 - 09:31
Attualità
Più della metà delle PMI britanniche ricorre al credito per pagare le assicurazioni
Lunedì, 30 Giugno, 2025 - 09:30

Broker in evidenza

  • SIB SOCIETA' ITALIANA BROKERS CATTANEO ASSICURAZIONI DI VINCENZO CATTANEO & C
  • CIS BROKER
  • PULSAR RISK
  • HOWDEN
  • ASSIMEDICI
  • B&S italia
  • MAG
  • ASSURANCE BROKERAGE MANAGEMENT

Interviste

  • Union Brokers cresce e rilancia: “Valorizziamo l’indipendenza dei piccoli broker”
  • L’ingresso di RP Several in EDGE: un passo cruciale nel processo di consolidamento del gruppo

Asefi Brokers

A.SE.FI. Editoriale Srl
Via dell’Aprica, 8 - 20158 Milano
Tel. 02-66802277
Partita IVA: 06559580151

Informazioni e pubblicità: info@asefibrokers.com

Informativa Privacy e Cookie Policy

Credits

Categorie

  • Approfondimenti
  • Appuntamenti
  • Attualità
  • Brokers
  • Carriere
  • Comunicazioni aziende
  • Nuovi prodotti
  • Riassicurazione
  • Risk Management

Social Network

Linkedin
Aggiungi Asefibrokers.com al tuo feedreader