Non arrivano segnali positivi per il 2020. Per il 45% delle aziende statunitensi di medie e grandi dimensioni sarà un anno di recessione, con una azienda su cinque che prevede una contrazione dell’economia tra l’1 e il 3%.
Non vanno meglio le cose nel Regno Unito dove il 46% delle aziende prevede una recessione, mentre un terzo dei manager intervistati pensa comunque per il 2020 un calo dell’economia.
Totalmente diversa la situazione in Cina dove un corposo 93% di imprese è fiducioso circa l’espansione economica del Paese nel corso del 2020, con uno zoccolo duro di super ottimisti (25%) che stima in un+4 o 5% la crescita dell’economia cinese a fine anno.
Gli Stati Uniti e la Cina hanno da pochi giorni firmato un accordo commerciale dopo un periodo di stallo di 18 mesi. Tuttavia, secondo il gruppo Stenn, che ha svolto la ricerca, l’accordo non basta a cancellare i rischi che aleggiano sul commercio mondiale. “La capricciosa guerra tariffaria tra Stati Uniti e Cina si è alla fine trasformata in un teatrino politico, mentre il commercio dentro e fuori il Regno Unito dopo la Brexit continuerà a creare problemi”, ha dichiarato il presidente del gruppo Stenn, Kerstin Braun. “Con l'accordo del 15 gennaio, una parte della guerra commerciale potrebbe essersi conclusa, ma è probabile che la guerra tecnologica continuerà ancora, vista la mancanza di segnali per una soluzione positiva”.
L’indagine ha coinvolto oltre 700 senior manager e ha anche voluto prendere in esame quali sono i rischi maggiormente avvertiti dalle imprese per il 2020.
Per quanto riguarda le imprese britanniche i rischi più citati sono le tensioni geopolitiche e le connesse problematiche legate alle tariffe commerciali, la Brexit e l’instabilità regionale. Un gradino più in basso troviamo le crescenti preoccupazioni ambientali legate ai cambiamenti climatici.
A preoccupare maggiormente le imprese in Cina è il cambiamento del comportamento di acquisto dei consumatori che fa guadagnare sempre più spazio allo shopping online a discapito dei negozi tradizionali che pagano un prezzo elevato al processo di digitalizzazione della società di oggi. La seconda minaccia maggiormente avvertita dai manager cinesi è l’eventualità di una recessione globale o, comunque, di una crisi finanziaria internazionale.
Per quanto riguarda le società statunitensi: aumento delle tensioni geopolitiche, preoccupazioni ambientali e cambiamento del comportamento dei consumatori ne confronti delle imprese.
“Il clima di incertezza incide sui margini a breve termine e sui piani di investimento a lungo termine per le imprese con filiere internazionali”, ha continuato Braun. “Il 2019 è stato più debole del previsto e la posta in gioco è ora maggiore per l’anno in corso”.