
Dopo una lunga stagione fatta di scossoni e incertezze, qualcosa si muove sul fronte dei risparmi degli italiani. Pandemie, caro energia e un’inflazione arrivata a superare il 10% avevano eroso certezze e portafogli. Ora, però, i numeri raccontano una storia un po’ diversa. Secondo il Centro studi di Unimpresa, tra ottobre 2024 e ottobre 2025 la liquidità detenuta da famiglie e imprese è tornata a crescere, passando da 1.988,6 a 2.046,5 miliardi di euro. Quasi 58 miliardi in più, pari a un +2,9%, spinti soprattutto dai conti correnti, che segnano un balzo di 60 miliardi, e dai pronti contro termine, in aumento del 16%.
Non è solo una questione di cifre, ma di clima generale. A leggerla così, questa ripresa assomiglia molto a un segnale di fiducia che lentamente torna a farsi spazio. Lo dice chiaramente Paolo Longobardi, presidente di Unimpresa, quando spiega che “dopo l’inflazione alle stelle, gli italiani hanno più fiducia” e che famiglie e imprese hanno usato i risparmi come un vero e proprio cuscinetto, “evitando una frattura sociale più profonda”. Oggi, aggiunge, il fatto che la liquidità ricominci a salire indica che quella lunga fase difensiva sta finalmente rientrando.
Guardando un po’ più indietro, però, si capisce meglio da dove arriviamo. Tra dicembre 2022 e ottobre 2025 la liquidità complessiva si era ridotta di 19 miliardi, soprattutto per effetto del calo dei conti correnti, scesi di oltre 78 miliardi. Una dinamica legata in gran parte all’impennata dei prezzi, che ha costretto molti a mettere mano ai risparmi per far fronte a bollette, spesa alimentare e rate dei mutui. A soffrire di più sono state le famiglie, mentre le imprese, nel complesso, sono riuscite a mantenere una posizione leggermente positiva.
L’istantanea di ottobre 2025 mostra comunque un Paese ancora molto prudente. Oltre due terzi della liquidità, circa 1.400 miliardi, restano parcheggiati sui conti correnti. Il resto si distribuisce tra depositi rimborsabili con preavviso, depositi vincolati e pronti contro termine. Segno che la sicurezza e la disponibilità immediata restano una priorità, anche se si intravede una timida rotazione verso strumenti un po’ più remunerativi ora che la tempesta sembra alle spalle.
Per Longobardi questa liquidità ha un valore che va oltre la semplice contabilità. “Racconta un Paese che percepisce maggiore stabilità”, osserva, parlando di un equilibrio costruito anche grazie alle scelte del governo. E conclude con un messaggio chiaro: “La liquidità non è solo un numero, ma un asset strategico nazionale. Se la fiducia resta, protegge nei momenti difficili; se viene valorizzata con politiche credibili, può diventare il motore della crescita”.
Famiglie e imprese tornano quindi a mettere da parte risorse dopo anni di resistenza. La vera partita, adesso, è capire come trasformare questa nuova liquidità in investimenti utili e produttivi, senza forzare la mano e senza mettere a rischio la sicurezza finanziaria. È su questo equilibrio, più che sui numeri in sé, che si giocherà la sfida dei prossimi mesi.