
Un popolo di Internet dipendenti, così appaiono gli italiani ne “L’insostenibile leggerezza dell’essere digitale nella società della conversazione”, il 4° rapporto Agi-Censis realizzato nell’ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi.
Da quanto emerge dai risultati della ricerca, Internet appare come un’esperienza sempre più intensa e totalizzante. La maggior parte degli utenti è ben consapevole dei lunghi periodi in rete, ma pochi fanno qualcosa per limitarsi. Tutti tracciabili, identificabili e raggiungibili, ma non importa. Anche se non si fidano della gestione dei dati da parte di social network e motori di ricerca. È il prezzo inevitabile della rete globale. In rete, ma senza barare. La diffusione delle fake news, i finti account, le false identità, i comportamenti scorretti protetti dall’anonimato infastidiscono la maggior parte degli utenti.
“Il rapporto Agi - Censis interroga gli italiani in questo momento di passaggio così delicato e i risultati confermano il cambiamento in corso. Per la prima volta emerge il fatto che i dati personali raccolti dalle piattaforme tecnologiche sono un valore che va tutelato; che la nostra identità digitale va protetta da attacchi hacker che possono creare seri danni; che molti iniziano a porsi il problema non più di essere connessi, e di esserlo sempre, ma di avere la capacità di staccarsi dalla rete ogni tanto per non restare vittime di una comunicazione fatta solo di notifiche istantanee” ha commentato il direttore di Agi Riccardo Luna “Si intravedono insomma segnali di una età della responsabilità digitale, ovvero di un atteggiamento più maturo e consapevole verso quelli che sono i rischi della rete. Non ancora lo stesso si può dire sulle opportunità. Una volta definii la rete la più grande piattaforma della conoscenza che l’umanità abbia mai avuto. E per questo, la prima “arma di costruzione di massa”. Invece sembra che l’uso, ormai intensissimo, anche se ancora un italiano su tre resta fuori, della rete in Italia sia soprattutto riconducibile a due fattori: i social e le app di messaggistica. Insomma: parole, parole, parole. Che sembrano delineare una società della conversazione in cui vale tutto, vale chi dice l’ultima parola, chi la spara più grossa. Chi ha lo slogan migliore.