
Quanto conta veramente la privacy per gli assicurati? Non così tanto a patto di risparmiare sul costo delle polizze. È questa la conclusione che si può trarre dalla letture di un report pubblicato pochi giorni fa da MuleSoft, software company con sede a San Francisco.
Lo studio “Consumer Connectivity Insights 2018” ha intervistato oltre 8.000 assicurati di tutto il mondo per valutare se le imprese di assicurazioni soddisfano le loro aspettative in termini di personalizzazione. Dai risultati sembrerebbe che ci sia una crescente propensione da parte dei consumatori all’utilizzo da parte delle compagnie dei dati reperiti sui social media o tramite Internet of Things, se questo consente di beneficiare di risparmi sui costi delle polizze. Lo studio ha rilevato che il 44% dei consumatori non avrebbe nulla da obiettare se gli assicuratori utilizzassero dati da parti terze, come ad esempio Facebook o raccogliessero informazioni dai device di smart home, piuttosto che da app per il monitoraggio della salute, in modo da fornire un servizio maggiormente personalizzato, con tanto di riduzione dei premi. Ovviamente, le generazioni più giovani (18-34 anni) presentano una percentuale superiore alla media (62%), mentre era forse meno prevedibile imbattersi in una discrepanza di natura geografica. Sì perché i consumatori di Singapore (63%) e Stati Uniti (43%) hanno mostrato una maggiore disponibilità rispetto ad esempio agli assicurati britannici (36%) che sembrano meno favorevoli.
"La ricerca evidenzia che quasi la metà degli intervistati sarebbe ben disposta verso l’utilizzo delle compagnie di queste informazioni per migliorare la qualità dei servizi e ottenere un vantaggio competitivo, offrendo soluzioni maggiormente personalizzate”, ha affermato Jerome Bugnet di MuleSoft. “Se questi dati sono facilmente reperibili sui social media, l’industria assicurativa dovrebbe lavorare insieme ai regulator per garantire che i processi messi in atto rispondano alla volontà dei clienti che dovrebbero quindi indicare la loro disponibilità o meno all’utilizzo di dati aggiuntivi per calcolare un premio assicurativo maggiormente personalizzato”.
Il report di MuleSoft mostra anche una forte carenza degli assicuratori quando si tratta di conoscere le preferenze dei propri clienti.