
Il Consiglio dell’UE ha adottato la direttiva sul diritto d’autore, approvata il mese scorso dal Parlamento Europeo, che modernizza la legislazione europea in materia di protezione del copyright.
Secondo il ministro rumeno della Cultura Valer Daniel Breaz (la Romania ha la presidenza di turno del Consiglio Ue) la direttiva è “una pietra miliare per lo sviluppo di un mercato unico digitale robusto e ben funzionante”. L’adozione da parte del Consiglio, colegislatore Ue insieme al Parlamento, è l’atto finale di uno dei dossier più combattuti della legislatura. Dal momento in cui la direttiva sarà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Ue, gli Stati membri avranno 24 mesi di tempo per tradurre la nuova legge nei rispettivi ordinamenti.
“Questo voto sancisce un nuovo inizio e una nuova tutela per il mondo della cultura europea. Resta il rammarico per il voto contrario dell’Italia”, ha commentato il presidente dell’Associazione Italiana Editori (Aie) Ricardo Franco Levi. “Per questo - ha aggiunto - sarà la base di un lavoro ancora più importante che ci impegnerà con tutte le forze da ora in poi: spiegare le nostre ragioni al governo perché possa muoversi su posizioni che garantiscano i produttori di cultura e di contenuti”.
Secondo il sottosegretario con delega all’Editoria, Vito Crimi, il via libera definitivo alla riforma del copyright europeo “è una cattiva notizia per l’editoria locale, a pagare sarà l'editoria locale”.
Crimi definisce “briciole” le risorse che gli editori otterranno dagli over the top con questa direttiva, mentre invece avrebbero dovuto ottenere “i dati” degli utenti in loro possesso. Il ragionamento di Crimi sulle grandi piattaforme come Google, Apple e Facebook è questo: “Io oggi sento parlare tutti della pubblicità che viene drenata dagli over the top, che ne raccolgono il 75%. La questione è: perché raccolgono tutta questa pubblicità? Hanno strumenti di profilazione e di indirizzamento degli investimenti pubblicitari che migliora il rapporto costi-benefici”.