
Michael Flor è un settantenne statunitense uscito dal tunnel del Covid-19 dopo una battaglia lunga 62 giorni. Neanche il tempo per alzare i calici e brindare al ritorno alla normalità ed è subito ripiombato nella disperazione, quando ha aperto il plico di 181 pagine della fattura spedita dall’ospedale di Seattle che l’aveva preso in cura, lo Swedish Medical Center di Issaquah. Flor ha guardato subito il totale da pagare ed è sbiancato: 1,122 milione di dollari. “Mi sento in colpa per essere sopravvissuto. Perché mi sono meritato tutto questo?”, si chiede Flor.
Gli servirebbero un paio di vite per saldare il debito, ma ben difficilmente dovrà metter mano alle tasche, grazie all’accordo del presidente Trump con le assicurazioni, finanziato dal Congresso Usa tramite uno stanziamento da 100 miliardi di dollari per ospedali e compagnie di assicurazione.
Compagnie che hanno aggiornato le stime dei costi a 500 miliardi di dollari e hanno già chiesto di aumentare anche gli stanziamenti federali.
Anche lo scrittore David Lat si è trovato nella stessa situazione di Flor, con una fattura da pagare di 320.000 dollari per il trattamento Covid-19 e anche lui ha finito per non dover pagare nulla.
Il Seattle Times ha trattato lo spinoso argomento delle fatture salatissime che sollevano tanti interrogativi. Innanzitutto, ha fatto notare David Lat, gli altri degenti con infarto o cancro hanno continuato a pagare e se l’hanno fatto tramite l’assicurazione, hanno pagato almeno la franchigia. Nel caso della mega-parcella di Flor quella quota era sui 6.000 dollari. Per tutti gli altri malati, l’esenzione-coronavirus non c’era: solo conti o assicurazioni e franchigie da pagare.
I prezzi, inoltre, sembrano esorbitanti: almeno il doppio che in qualsiasi altra parte del mondo. Anche considerando il finanziamento del governo Usa e il fatto che le fatture sono a prezzo di listino e non considerano gli accordi fra ospedali e assicurazioni, le voci della fattura per il trattamento a Michael Flor mostrano numeri da incubo. La camera di terapia intensiva, dove il paziente è stato per 42 dei 62 giorni di ricovero, è costata 9.736 dollari al giorno. La stanza era sigillata e poteva essere visitata solo da operatori sanitari che indossavano tute di plastica e copricapo. Per i 42 giorni in questa camera di isolamento, il costo totale è stato di 408.912 dollari. Il paziente è stato anche attaccato a un ventilatore polmonare per 29 giorni; costo dell'uso della macchina 2.835 dollari al giorno, per un totale di 82.215 dollari. E qui va tenuto presente che un ventilatore polmonare costa fra i 15.000 e i 25.000 dollari; il governatore di New York Andrew Cuomo all’inizio dell’epidemia aveva temuto di doverli pagare fino a 45.000 dollari.
Qui si parla di “'uso” (noleggio?) e non di acquisto, e visto così il prezzo sembra stellare. Circa un quarto della fattura è rappresentato dai costi dei farmaci. Per i due giorni in cui il suo cuore, i reni e i polmoni stavano tutti cedendo e sembrava che la morte fosse vicina, la fattura è di 20 pagine e ammonta a quasi 100.000 dollari. In totale, ci sono quasi 3.000 spese dettagliate, circa 50 al giorno. La fattura non comprende le due settimane di convalescenza che il malato ha trascorso in un’altra struttura.