Sono gli investimenti sostenibili il perno sul quale sviluppare l’attività di asset management. Secondo l’indagine Global Investment Matters realizzata da Willis Towers Watson la conoscenza delle strategie sostenibili sarà per gli asset manager uno dei requisiti fondamentali per poter gestire mandati di investimento.
Lo studio sottolinea come oggi gli investitori vogliono avere un’idea sempre più chiara dei rischi con cui hanno a che fare i gestori dei loro patrimoni, sia a livello di portafoglio che a quello di strategia generale. Alessandra Pasquoni, responsabile investimenti di Willis Towers Watson, ritiene che “molti dei beneficiari finali, come i membri dei fondi pensione, gli enti di beneficenza e le fondazioni, essendo fortemente coinvolti sul tema, sono molto attenti alla sostenibilità”.
Nell’indagine viene evidenziato come il concetto di sostenibilità non sia ben definito e come questo rappresenti un ostacolo sia per l’adozione di strategie di ESG (Environmental, Social, Governance) articolate da parte degli investitori sia per la loro implementazione da parte degli asset manager. Viene però indicato come qualsiasi approccio non possa prescindere da una considerazione iniziale degli impatti finanziari dei rischi e delle opportunità ESG e implichi che i gestori tengano conto dei rischi ESG nella fase di selezione e costruzione di un portafoglio.
Willis Towers Watson non nasconde l’aspetto più controverso per gli investitori: accettare che una maggiore attenzione alla sostenibilità e al lungo periodo, comporti la rinuncia a guadagni immediati per ottenere migliori risultati futuri. “La questione per cui la sostenibilità possa significare sacrificare i rendimenti è dibattuta – sottolinea Pasquoni –. Sebbene i primi studi abbiano indicato che l’inclusione di fattori ESG crei una leggera sottoperformance, vi sono significative evidenze che suggeriscono come la loro adozione possa aiutare la composizione del portafoglio o migliorare i rendimenti di portafogli non ESG: la situazione non è così netta e spesso suggerisce che ‘G’ o la governance è il fattore chiave che spiega risultati superiori. Altri studi suggeriscono che l’impegno dell’azienda può portare a rendimenti adeguati al rischio superiore, il che suggerisce nuovamente che una buona governance sia un fattore chiave”.
I proprietari degli asset cercheranno di collaborare con le altre entità coinvolte per garantire che si esprimano al fine di ottenere un cambiamento positivo. “Tutto il settore degli investimenti – conclude Pasquoni – deve dimostrarsi all’altezza di questa sfida. I clienti lo chiedono sempre più insistentemente: sono messi sotto pressione dai singoli membri, dagli sponsor, dai regolatori e dalla stessa industria, così come aumenta l’evidenza che i rischi ESG stanno aumentando e necessitano di essere compresi e gestiti al meglio”.