Zurich ha presentato i risultati della quarta edizione del sondaggio internazionale sull’impatto dei cambiamenti climatici su oltre 2.600 PMI, in 13 Paesi del mondo in Europa, America e Asia-Pacifico.
A livello globale l’80% delle piccole e medie imprese (4 su 5) teme l’impatto di cambiamenti climatici sul proprio business. Alluvioni (22%) e siccità (20%) sono gli eventi climatici estremi più temuti dalle PMI.
Danni materiali (36%) e interruzioni delle attività di business (26%) sono le conseguenze che possono avere gli impatti maggiori sull’azienda e sono i rischi da cui è più difficile proteggersi. Seguono altri rischi: danni alla salute dei dipendenti (15%) e costi maggiori per l’approvvigionamento di acqua ed energia (15%).
Solo poche aziende multinazionali ritengono che una politica di contrasto al climate change possa offrire opportunità di business, mentre non ci sono aziende che vedono nel fenomeno un vero e proprio investimento.
L’Italia è uno dei Paesi, al pari di Svizzera e Irlanda, in cui le PMI sottovalutano maggiormente l’impatto di eventi climatici estremi sul proprio business. Ben il 37% delle aziende intervistate non teme infatti alcun effetto negativo sulla propria attività.
Forti piogge (19,5%) e alluvioni (18,5%) sono comunque gli eventi climatici più temuti dalle nostre PMI. Seguono eventi climatici estremi, quali siccità e ondate di calore (12%), forti venti e frane di fango (5,5%), mentre nessuna azienda teme invece l’innalzamento del livello medio del mare.
Per quanto riguarda i potenziali effetti del climate change sul business, il 32,5% delle PMI italiane ritiene che l’interruzione dell’attività aziendale sia il rischio a cui prestare maggiore attenzione, mentre il 22,5% delle PMI si preoccupa per eventuali danni materiali. A seguire l’incremento dei costi per l’acqua e l’energia (17%), l’aumento della burocrazia a causa dell’entrata in vigore di nuove normative (13%).
Pochissime infine le PMI che vedono nelle politiche di contrasto al climate change una opportunità di business.