È il settore delle costruzioni ad aver subito l’impatto più pesante di questi lunghi anni di crisi economica: il valore aggiunto si è infatti ridotto del 32% in termini reali (al netto dell’inflazione) tra il 2015 e il 2007, una contrazione molto più marcata rispetto a quella osservata nello stesso periodo per il totale dell’economia nazionale (-7,5%).
È quanto evidenzia un’analisi condotta da Crif Rating su un campione rappresentativo di bilanci.
A trainare verso il basso le performance del settore è stato soprattutto il segmento focalizzato sulla costruzione di edifici, mentre meno intenso è stato il deterioramento dei risultati economici delle imprese attive nei servizi infrastrutturali e di impiantistica.
CRIF Ratings evidenzia come la marginalità operativa di questi due segmenti, intorno all’8% nel biennio 2007-2008, comincia a disallinearsi a partire dal 2009, quando per le imprese focalizzate sulla Costruzione di edifici è iniziata una significativa e progressiva riduzione dell’Ebitda margin, uno degli indicatori di profittabilità, più accentuata rispetto a quanto avvenuto nel segmento Infrastrutture&Impiantistica. Nel biennio 2011-12 la differenza di marginalità ha superato i 2,5 punti percentuali, riducendosi nel 2013-14 ma restando vicina ai due punti percentuali.
Solo nel 2015 emerge un evidente riavvicinamento grazie ad un incremento dell’Ebitda per il segmento Costruzione di edifici (5,7% dal 5,3% del 2014) a cui corrisponde una parallela contrazione per le imprese attive in Infrastrutture&Impiantistica (6,4% dal 7,1% del 2014). Tuttavia, in entrambi i casi la marginalità operativa del 2015 resta ben lontana da quella pre-crisi.
Il fatto che la sfavorevole congiuntura economica si sia manifestata soprattutto sulle imprese che operano nella costruzioni di edifici, residenziali e non, è attribuibile ad una molteplicità di fattori.
Uno di questi è sicuramente l’avversa dinamica del mercato immobiliare, tipicamente ciclico. Il calo dei redditi pro-capite verificatosi in Italia tra il 2007 e il 2014 (-12%) ha provocato una riduzione della domanda e dei prezzi delle abitazioni. Il numero delle compravendite del 2015 risulta del 35% inferiore a quello registrato nel 2008, con prezzi in costante diminuzione in tutto il periodo. Ovvie le conseguenze per l’edilizia: fatturato e risultati operativi in calo, svalutazioni in bilancio, blocco degli investimenti, aumento delle difficoltà finanziarie.
C’è anche una motivazione di natura strutturale che spiega la situazione di profonda criticità nella quale si è venuto a trovare il segmento della costruzione di edifici.
La ripresa dell’edilizia passa dalla capacità di accedere a fonti di finanziamento che possano sostenere un nuovo ciclo di investimenti. Con i finanziamenti bancari che continuano a ridursi in attesa di un alleggerimento dei bilanci bancari dal monte sofferenze, un nuovo impulso finanziario potrebbe venire dagli apporti dei soci, a titolo di capitale e debito, o dalla diffusione di fonti alternative di debito.