
Grazie all’innovazione digitale, si possono creare nell’healthcare circa 45mila posti di lavoro. La stima è di Boston Consulting Group che ha analizzato il mondo del Life Science nonché i player italiani in campo.
La pandemia insieme alla crisi economica che ne è derivata impongono una riflessione su tutto il settore. Sia dal punto di vista della riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, sia per quanto riguarda la capacità di creare valore degli attori del life science nel nostro Paese. Sul tema Boston Consulting group avanza analisi e proposte. Il modello proposto si basa su tre pilastri: riforma del modello di sanità; attuazione di politiche industriali e di innovazione nel life science; strategie per la creazione di valore da parte delle aziende italiane. Così aumenteranno anche i posti di lavoro nel settore.
L’analisi di Bcg evidenzia come dal punto di vista della politica di innovazione, il mondo del Life Science in Italia rappresenta un settore rilevante (con oltre 30 miliardi di fatturato, primo produttore di farmaci in Europa, con una crescita positiva in controtendenza rispetto al Pil), che focalizza risorse importanti in ricerca e sviluppo (circa 2,3 miliardi di investimento l’anno).
Sul fronte delle competenze, invece, persiste un ritardo nella formazione di capitale umano. A mancare sono soprattutto strutture dedicate all’attrazione dei talenti sui canali più frequentati dai giovani, a cominciare da web e applicazioni. Su questo punto, secondo Bcg, è necessario definire un migliore focus strategico delle iniziative, una forte governance a supporto delle azioni messe in campo, rafforzando il supporto delle istituzioni i il sistema dei fondi.
Interventi di questo tipo potrebbero condurre alla creazione – nel settore Life Science – di un polo di innovazione leader e consentire una crescita costante per i prossimi 10 anni del 10-15% anno del numero di brevetti e pubblicazioni, con la creazione di circa 20.000 posti di lavoro, ed un impatto di 3 miliardi sul turnaround del settore farmaceutico.
Per quanto riguarda la creazione di valore da parte delle aziende italiane, secondo Bcg è necessario affrontare due sfide principali: scala e innovazione. Gli attori italiani, infatti, devono competere in un mercato globale, partendo da una situazione di svantaggio dimensionale. Basti pensare che oggi il fatturato complessivo delle prime tre aziende farmaceutiche italiane arriva a sette miliardi di euro, contro i circa 40 miliardi di Francia e Germania Per innovare è necessario investire in ricerca ma, nel farmaceutico, gli investimenti in R&S ad oggi in Italia si fermano al 5% del valore totale della produzione, mentre in Francia e Germania questo valore si attesta rispettivamente intorno al 9% e al 12% del fatturato.