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Ormai è una tradizione di questo Paese. Sull’onda dell’emotività susseguente a una calamità naturale come un terremoto, si torna a parlare di assicurazione obbligatoria per i rischi catastrofali, salvo poi rimettere tutto nel cassetto una volta tornati alla normalità. È successo anche questa volta, in occasione del terremoto che ha scosso il Centro Italia, sono tornati a parlarne l’ANIA, l’AIBA, oltre a qualche esponente politico.
Ma poi, le urgenze sono diventate il referendum costituzionale, il dopo Renzi e delle calamità naturali ci si è un po’ dimenticati, nonostante il fervore del sindaco di Amatrice.
A riportare a galla l’argomento ci ha pensato il presidente dell’IVASS, Salvatore Rossi, che durante il suo intervento della scorsa settimana al convegno Le Assicurazioni per lo sviluppo del Paese, organizzato a Roma dall’ Associazione Nazionale per lo Studio dei Problemi del Credito (ANSPC), ha proposto una possibile soluzione al problema: “Un sussidio statale a investimenti obbligatori per tutti in prevenzione, cioè in dotazioni anti-sismiche e anti-alluvionali, che consenta di abbassare i premi sulle assicurazioni”.
Rossi ha spiegato che “con la riduzione dei premi, gli abitanti delle zone più sicure pagherebbero un premio molto basso per l’assicurazione obbligatoria, mentre il premio sarebbe perlomeno abbordabile per chi abita in zone a rischio. Lo Stato coglierebbe il suo obiettivo sociale e le compagnie potrebbero ridurre i premi senza rimetterci, e anzi guadagnando dall’allargamento del mercato”.