
In Italia, il rischio di catastrofi naturali è tra i più elevati d’Europa. A dirlo non è solo la cronaca, ma i numeri: alluvioni, frane, incendi e ondate di calore hanno provocato, negli ultimi trent’anni, oltre 38mila vittime e danni economici per 60 miliardi di dollari. Eppure, nonostante il 94% dei comuni italiani sia a rischio idrogeologico e il 40% degli edifici si trovi in zone sismiche medio-alte, la copertura assicurativa è ancora marginale: solo il 7% delle abitazioni e delle imprese è oggi assicurato contro i danni catastrofali.
Un dato che suona come un allarme per il sistema Paese e che è stato al centro dell’assemblea annuale dell’Ania, per la prima volta condotta dal neo presidente Giovanni Liverani. “Il costo per tutelarsi è ancora percepito come una tassa occulta – ha detto – invece di essere visto per quello che è: uno scudo di protezione necessario, fondamentale per la sopravvivenza delle imprese e la stabilità delle famiglie”.
Il governo ha fatto un primo passo, introducendo l’obbligo di copertura assicurativa contro i rischi catastrofali per le imprese. Le grandi aziende si sono già adeguate da marzo, toccherà alle medie da ottobre e, infine, alle micro imprese dal gennaio 2026. “Non ci saranno altre proroghe”, ha assicurato dal palco il ministro delle Imprese Adolfo Urso.
Ma per Liverani non basta, serve un cambiamento di mentalità e una maggiore consapevolezza collettiva: “La sottoassicurazione è un rischio sistemico che penalizza l’Italia sui mercati globali”. In questo senso, il presidente dell’Ania ha lanciato un vero e proprio appello alle istituzioni per stringere un “patto per un’Italia più protetta”, fondato su una nuova alleanza tra pubblico e privato.
Un appello raccolto anche dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che in un messaggio all’assemblea ha ricordato che l’assicurazione contro le calamità naturali è fondamentale, ma “non esonera le istituzioni dalla responsabilità primaria della prevenzione”.
Il tema della protezione non riguarda solo le calamità naturali, ma si estende anche al welfare. In particolare, alla previdenza integrativa, alla sanità e alla gestione della non autosufficienza, visto il progressivo ritrarsi della coperta pubblica.
Su questo fronte, Liverani ha evidenziato che solo il 38% dei lavoratori italiani aderisce oggi a una forma di previdenza complementare. Un dato preoccupante se si considera il progressivo passaggio a un sistema contributivo puro, che comporta un inevitabile ridimensionamento del tenore di vita al momento del pensionamento.
Il numero uno di Ania ha quindi auspicato una revisione dell’intero impianto normativo sulla previdenza integrativa, fermo al 2005, e una promozione più efficace delle adesioni, soprattutto tra i giovani. Dello stesso avviso il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato la necessità di “rafforzare diffusione, efficacia ed equità” della previdenza complementare, in modo da garantire un futuro più sicuro alle nuove generazioni. Marina Calderone, ministra del Lavoro, ha ribadito l’urgenza di interventi strutturali anche sul fronte dell’assistenza sanitaria integrativa e della non autosufficienza, in un Paese dove le famiglie spendono ogni anno oltre 40 miliardi di euro di tasca propria per cure mediche.
La sfida è quindi duplice: da un lato proteggere cittadini e imprese dai rischi fisici, dall’altro assicurare un sistema di welfare sostenibile. Le compagnie possono giocare un ruolo cruciale in entrambi i casi. Non come semplici “casseforti da cui attingere”, ha detto Liverani, ma come veri e propri partner dello Stato nello sviluppo socio-economico del Paese.
Un esempio concreto? Le assicurazioni italiane detengono circa 245 miliardi di euro in titoli di Stato, pari al 24% del totale degli investimenti del settore. Una quota che, secondo Liverani, potrà salire ancora grazie al miglioramento del rating sovrano e alla maggiore attrattività dei BTP.
Giorgetti, però, ha fatto notare che gli investimenti delle compagnie in titoli pubblici sono calati nel 2024. “Grazie per la fiducia”, ha commentato ironicamente, ricordando che lo spread si è ridotto e il giudizio delle agenzie di rating è migliorato. Liverani ha replicato ricordando che la quota di BTP detenuta dalle assicurazioni italiane è ancora largamente superiore alla media europea.
Il confronto tra governo e settore assicurativo ha quindi evidenziato un terreno comune sempre più solido. Di fronte a sfide epocali come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione e l’esplosione dei costi sanitari, non è più possibile procedere in ordine sparso.
Il “Patto per un’Italia più protetta”, lanciato da ANIA, è una proposta concreta per costruire una strategia nazionale fondata sulla collaborazione tra istituzioni pubbliche, imprese e cittadini. Un’alleanza che metta al centro prevenzione, protezione e previdenza, con l’obiettivo di rendere il nostro sistema più resiliente, equo e competitivo.
Come ha ricordato Liverani, “le assicurazioni non sono il problema, ma parte della soluzione”. E l’Italia oggi come mai ha bisogno di soluzioni.