La politica di rialzo dei tassi d’interesse della Bce in risposta alla crescita dell’inflazione ha avuto conseguenze rilevanti per tutte le persone che hanno sottoscritto mutui a tasso variabile, sia privati che ditte individuali. Secondo l'analisi condotta da Crif sull'impatto dell'innalzamento dei tassi sui mutui (elaborata sul patrimonio informativo del Sistema di informazioni creditizie Eurisc), il 26% dei mutui ipotecari attivi a gennaio 2022 era a tasso variabile.
La conseguenza più direttamente riscontrabile dell’aumento dei tassi si è riscontrata sulla rata dei mutui che è cresciuta mediamente del 36% rispetto ai minimi di metà 2022, con un picco del 49% per i mutui erogati negli ultimi 5 anni.
L'aumento ha inciso anche sull'esposizione finanziaria di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile. L’analisi di Crif registra che il trend di crescita dei tassi ha significato un incremento del +25% sul livello complessivo di indebitamento di chi ha sottoscritto un mutuo a tasso variabile negli ultimi 5 anni.
In parallelo l'aumento delle rate mensili ha prodotto un peggioramento significativo del rapporto rata-reddito, in media di 8 punti percentuali dai minimi di metà 2022. Inoltre per i mutui erogati negli ultimi 5 anni tale peggioramento ha raggiunto i 10 punti percentuali.
Nonostante l'aumento dei tassi di interesse, i soggetti con mutui a tasso variabile non hanno mostrato un incremento nel tasso di insolvenza